Di fatto i margini di riforma delle pensioni sono troppo stretti e i cambiamenti occorsi hanno soltanto aumentato la deriva esistente. Cosa sta succedendo
Il 2022 è finalmente in rapida dirittura d’arrivo. Ma non passeranno troppi giorni (di festa) che giungerà l’appuntamento con la prima tornata delle pensioni INPS dell’anno, prevista con la partenza del 2 gennaio prossimo. Dunque, molti pensionati saranno chiamati a mettersi in fila allo sportello dell’ufficio postale secondo il calendario previdenziale organizzato per ordine alfabetico dei cognomi.
Per altri anziani contribuenti la consegna del rateo avverrà comodamente da casa, grazie all’opzione dell’accredito diretto da parte della rata INPS sul conto corrente personale; tutto ciò senza dispendiose code, inutile perdite di tempo, ma mantenendo la puntualità delle erogazioni. C’è da registrare che sin dalla prima rata pensionistica, ovvero da gennaio, i cedolini saranno portatori di interessanti novità di cui gioveranno i percettori.
“La legge Fornero è peggiorata”, quale impatto avrà nel 2023
Dal 1° gennaio 2023 entrerà in vigore il secondo adeguamento ISTAT degli importi pensionistici, dopo il primo anticipato con la tornata dello scorso ottobre. Al precedente indice dei prezzi al consumo, pari al 2 per cento, applicato in base alle aliquote degli scaglioni reddituali, farà seguito il nuovo incremento, attuato nelle medesime modalità del precedente, equivalente questa volta intorno all’8 per cento.
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Il perdurare dell’inflazione – verso la corsa a due cifre percentuali – ha comportato la decisione istituzionale di anticipare una parte della rivalutazione ISTAT, salvaguardando le casse dello Stato da un insostenibile incremento da erogare. Sul piano del sistema stesso delle pensioni, invece, la legge di bilancio attiverà dall’inizio dell’anno la Quota 103 – 41 anni di contributi versati e 62 anni di età raggiunti – al posto della “provvisoria” Quota 102, in scadenza al 31 dicembre 2022.
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La Quota 103 è il sistema transitorio che ritarderà il temuto ripristino automatico dei requisiti pensionisti della Legge Fornero, sebbene l’impianto portante della Riforma non è stato minimamente toccato: ovverosia, la pensione di vecchiaia a 67 anni, con almeno 20 anni di contributi; in alternativa, la pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi di contributi. Risulteranno ancora poche le unità che nel 2023, per effetto appunto della Legge Fornero, si congederanno definitivamente dal lavoro: soltanto 10mila unità. La stessa, inoltre, prevedendo soltanto sei fasce di perequazione, ha reso risibili gli aumenti sulle pensioni minime, che sfiorano talvolta gli 8 euro lordi.