Ecco dunque cosa succede ad uno dei due coniugi se non corrisponde all’altro l’assegno mensile dopo la separazione. I dettagli
Come è facilmente immaginabile, nel corso dei decenni del secolo scorso, in Italia, la figura della famiglia ha attraversato una lunghissima fase di cambiamenti, per lo più culturali. Uscita dal patriarcato ottocentesco e passata tra l’anello di fuoco dei nuovi costumi che si sono gradualmente affermati, la famiglia è un’istituzione che non poteva non accogliere degli sconvolgimenti sul piano della legge e dei diritti.
Per necessità, le norme che regolano i diritti e i doveri di ogni singolo cittadino devono recepire i cambiamenti che sono in atto nella società e deve di fatto adeguare – sempre in base alle prerogative costituzionali – le regole del vivere civile secondo la sensibilità in auge. Pertanto, di fronte alle nuove composizioni dei nuclei familiari, nonché al rispetto dei diritti dei singoli membri (soprattutto i figli) di fronte alle prospettive di separazione e di divorzio, ogni contesto familiare viene vagliato dal Tribunale.
Assegno mantenimento, la Cassazione ha stabilito quando è reato non pagarlo
Alla separazione e in seguito al divorzio fra due coniugi, si apre una disputa riassumibile in poche parole nel mantenimento dei figli; allo scioglimento del rapporto affettivo di una coppia, la legge mette a disposizione degli strumenti normativi che cercano di garantire, nonostante la rottura del legame, una buona crescita, maturazione e uno stabile rapporto tra i giovani componenti con i loro singoli genitori.
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Alla fine del rapporto, i nodi da sciogliere restano i medesimi per ogni caso: l’affidamento dei figli, la cessazione della comunione dei figli, e ovviamente le spese di mantenimento dei figli. Il pagamento del cosiddetto assegno di mantenimento viene stabilito dal Tribunale nella misura dell’importo da corrispondere mensilmente da parte di uno dei coniugi all’altro e ai figli affidati.
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La decisione su chi deve mantenere il resto del nucleo familiare viene presa dal giudice che – come detto – deve quantificare l’impatto economico delle necessità soltanto sul principio di base del miglior interesse per i figli. La sentenza che ne deriva impone dunque degli obblichi a cui il genito chiamato a versare le quote non può sottrarsi. È proprio una recente sentenza della Corte di Cassazione che ha ribadito che il mancato pagamento dell’assegno di mantenimento è un reato, ma al contempo quest’ultimo deve essere suffragato dal disconoscimento del suo obbligo di assistenza; e non eventualmente giustificato da una incontrovertibile condizione di difficoltà economica.