Il Reddito di Cittadinanza subirà delle importanti modifiche dal 2023: ecco come cambia la sua durata
Quello del Reddito di Cittadinanza è uno dei temi più caldi in Italia in questo momento insieme a quello delle pensioni. La Legge di Bilancio 2023 del governo Meloni dovrà essere approvata entro il 31 dicembre 2022 ed entrare in vigore proprio dal 1° gennaio 2023; la manovra contiene una serie di emendamenti che potrebbero presto modificare il RdC così come lo conosciamo.
Già dai tempi della campagna elettorale la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, oggi primo ministro, aveva riferito di voler modificare radicalmente la misura di sostegno al reddito ed introduzione al mondo del lavoro istituita dal governo Conte nel 2019. E proprio nella nuova Legge di Bilancio che si legge di vari cambiamenti.
Reddito di Cittadinanza 2023: ecco quanto durerà
Innanzitutto la misura sarà tolta a tutte quelle persone che sono definite “occupabili”, ovvero hanno tra i 18 ed i 59 anni e sono abili al lavoro. Il Reddito di Cittadinanza dovrebbe invece restare per coloro che sono inabili al lavoro, per le donne in stato di gravidanza e per tutte le famiglie con più figli a carico.
Per quanto riguarda gli occupabili è in arrivo una importante novità dal momento che per loro la misura dovrebbe durare al massimo 7 mesi. Si passa così dai 18 mesi del governo Conte e Draghi, con possibilità di rinnovo per altri 18 mesi dopo un mese di attesa, all’erogazione di 7 mesi senza poi possibilità di rinnovo.
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Cosa accadrà poi dopo questi mesi ancora non si sa. Il provvedimento con cui si taglia il RdC non dà alcuna risposta in termini di collocamento dei percettori, né gli indirizzi, né risorse mirate. A tal proposito la ministra del Lavoro Marina Calderone ha rilasciato una intervista al Quotidiano Nazionale proprio sul Reddito di Cittadinanza.
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In questa intervista la ministra riferisce che il governo Meloni ha voluto dare un segnale, ovvero quello di superare la logica assistenziale del RdC che ha prevalso in questi anni e “collocare progressivamente gli attuali occupabili nell’ambito delle ordinarie misure di politica attiva e di formazione, peraltro in corso di rafforzamento e di riforma”.
Quello che traspare dalle parole della ministra Calderone è l’inserimento di percorsi formativi obbligatori. “Riportare queste persone in percorsi obbligatori di formazione ed attivazione al lavoro – chiosa la ministra – è un segnale che riteniamo necessario dare al Paese”.