Per il prossimo anno, a partire dal mese di gennaio per le pensioni ci saranno riconferme e novità. Chi riguardano
Per la riforma previdenziale tout court, che stabilisca una volta per tutte i criteri per andare in pensione, si dovrà attendere la fine del 2023. Mentre invece per quest’anno è stata confermata la Quota 103, che consente di andare in pensione a 62 anni, a patto che si sia maturato un accumulo contributivo di almeno 41 anni. Cifra che il nuovo Governo vorrebbe condermare per tutti, a prescindere dall’età. Dunque che avvantaggi il sistema contributivo rispetto al retributivo.
A seguire, le rivalutazioni sulle pensioni, da gennaio 2023, saranno basate su sei scaglioni, al posto dei 3 del 2022. L’indice di rivalutazione è stato stabilito al 7,3% da un decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, in accordo con i dati d’inflazione ISTAT. Chi ha una pensioni fino a 2.100 euro, che corrisponde a 4 volte il trattamento minimo, potrà ricevere il 100% della rivalutazione. A scendere, dal 4 alle 5 volte il minimo il 90%. Dalle cinque alle 6 volte l’85%. La percentuale scende fino alle 10 volte il trattamento minimo, che avrà una rivalutazione del 32%.
Pensioni, aumento delle minime
Il trattamento delle pensioni minime, cioè per coloro che non hanno maturato sufficienti contributi per una pensione dignitosa, ma hanno superato il limite di età per il lavoro, al momento è poco più di 525 euro al mese per tredici mensilità. Per il 2023, ed esclusivamente per quest’anno, gli over 75 potranno beneficiare di un aumento fino a 600 euro al mese. Si deve specificare che la pensione minima è cosa diversa dall’assegno sociale.
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L’assegno sociale spetta a tutti i cittadini privi di reddito e privi di contribuzione, che abbiano superato l’età impiegabile, ed è al di sotto dei 500 euro. Mentre la pensione minima richiede il tetto minimo di contributi lavorativi.
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Anche per il 2023 si riconferma l’Opzione Donna e l’APE sociale, dedicata ai lavori usuranti ed ad alcune categorie particolari di lavoratori. Per andare in pensione con l’Opzione Donna si devono fare bene i conti. Nel momento in cui si decide si uscire dal mondo del lavoro, la pensione non è più rettificabile. Dunque la formula dell’Opzione donna potrebbe essere penalizzante in quanto importo pensionistico, che poi rimarrà costante per tutta la vita.