Il Governo ha approvato una serie di emendamenti che riguardano anche il reddito di cittadinanza: i soggetti che lo perderanno nel 2023
Importanti novità sono previste per quanto riguarda il reddito di cittadinanza che resterà in vigore nel 2023, ma con qualche modifica. A partire dall’anno prossimo sarà erogato per un massimo di sette mesi invece che 18 e nel 2024 molto probabilmente sarà totalmente abolito e al suo posto verrà introdotta una nuova misura. Inoltre, dall’anno prossimo, i beneficiari d’età compresa tra i 18 e i 59 anni, abili al lavoro, che percepiscono il reddito di cittadinanza, dovranno frequentare dei corsi di formazione.
Potranno continuare ad usufruirne gli invalidi, gli over sessanta e coloro i quali hanno figli minori a carico e non hanno alcuno strumento di sostentamento. Novità importanti riguardano anche i datori di lavoro che assumono i beneficiari del reddito di cittadinanza a partire dal 1 gennaio al 31 dicembre con contratto a tempo indeterminato. In tal caso, infatti, l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali sarà aumentato da sei mila euro a otto mila euro.
Nelle ultime ore sono state apportate una serie di emendamenti alla legge di bilancio e tra questi, alcuni riguardano proprio il reddito di cittadinanza. Le novità più rilevanti sono due: perdita dal beneficio dopo il rifiuto di una sola offerta di lavoro e obbligo di completare gli studi. Dunque, il sussidio potrebbe essere revocato già dopo aver rifiutato una sola proposta lavorativa, che non deve risultare più necessariamente congrua. Tale emendamento è stato proposto da Maurizio Lupi di Noi Moderati.
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Attualmente, infatti, è congrua l’offerta di lavoro che prende in considerazioni la distanza dal luogo dell’impiego con quello del proprio domicilio, che non deve essere superiore a 80 km. Inoltre, si deve trattare di un luogo raggiungibile in 100 minuti con i mezzi di trasporto pubblico. Così facendo i percettori dovranno accettare qualsiasi proposta di lavoro sull’intero territorio nazionale, a pena di decadenza dal beneficio.
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L’altra novità riguarda l’obbligo scolastico, per i percettori che vanno dai 18 ai 29 anni. Come affermato proprio recentemente dal ministro dell’istruzione, Giuseppe Valditara, molti di loro hanno interrotto la scuola dell’obbligo e tale proposta, dunque, è nata proprio in ragione di ciò.