Per questi lavoratori cambiano dal prossimo anno gli importi percepiti in busta paga, oltre ad alcune aliquote. Ecco i particolari
In procinto della chiusura, il 2022 è stato un anno che ha visto realizzarsi, in particolare nell’ultimo trimestre, una serie di misure economiche a supporto dei cittadini in difficoltà, per sostenere l’aumento dei costi e delle spese portato dalla crisi energetica e dalla inarrestabile corsa dell’inflazione. Non solamente il pagamento di specifici bonus ha contribuito a dare maggiore respiro alle finanze personali.
Dallo scorso ottobre, è stato applicato sui cedolini pensionistici e sulle buste paga un coefficiente di aumento del 2 per cento, derivato dall’adeguamento anticipato dell’ISTAT in base agli indici dei prezzi sui beni di consumo. L’anticipo della misura, che solitamente viene avviata a partire dal primo trimestre dell’anno successivo, è stato inevitabile a fronte dell’inflazione che si appresta dal 1° gennaio a sfondare il muro della sua accelerazione, a due cifre percentuali.
L’adeguamento ISTAT di ottobre si è replicato, inoltre, con gli importi della tredicesima INPS. La percentuale dell’incremento viene goduta dai diversi percettori, tramite aliquote diversificate in base al reddito. Già dal 1° gennaio 2023, però, un nuovo incremento andrà in soccorso in vista della nuova campagna di speculazione sui prezzi. Il MEF, infatti, ha firmato un aumento prodotto dall’applicazione dell’indice ISTAT all’8 per cento.
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Dal prossimo anno, inoltre, con molta probabilità gli adeguamenti passeranno dall’essere annuali a trimestrali, per attivare in tempi brevi l’allineamento con le necessità emergenziali. Sotto il profilo delle buste paga, inoltre, gli stipendi – soprattutto nel settore pubblico – assorbiranno gli aumenti decisi dal recente rinnovo dei contratti nazionali di categoria (primo a beneficiarci il personale di sanità e scuola).
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Si registreranno, in generale, degli incrementi grazie al taglio del cuneo fiscale, deciso dal Governo Meloni, per gli stipendi tra i 1.000 e i 1.400 euro lordi: i redditi tra 20mila e i 35mila euro vedranno un taglio del 2 per cento, che tocca il 3 per cento se i redditi sono inferiori a 20mila euro. Ciò significa che chi percepisce un reddito tra i 13mila e i 18.400 guadagnerà mensilmente in più circa 20-30 euro. Un altro “guadagno” deriverà dalle modifiche alle aliquote IRPEF, ridotte a sole tre aliquote: 23, 27 e 43 per cento. Fino a 1.400 euro mensili, inoltre, si beneficeranno di detrazioni al 19 per cento in busta paga e ad altri bonus che incentiverebbero ulteriori riduzioni al cuneo fiscale.