Tutte le possibilità previdenziali dal 2023 per coloro che hanno interrotto involontariamente il rapporto di lavoro. I dettagli
La crisi dell’energia che dalla fine dello scorso febbraio sta attanagliando i Paesi europei, e in particolare l’Italia, ben presto si è trasformata in ciò che più si è andato temendo, in una crisi economica. Ovviamente, quando una qualsiasi calamitosi si declina in chiave economica, il primo ambito a rimanere vittima delle conseguenze è il settore produttivo di una nazione, seguito, di conseguenza, dal tessuto sociale.
Come ha dimostrato l’emergenza sanitaria da Coronavirus nel 2020 e nel 2021, la chiusura prolungata di un’ampia rosa di realtà economiche (aziende, piccole imprese, artigiani e piccoli professionisti) ha generato una moltitudine di lavoratori esclusi dalla operatività, riversandosi presso i canali previdenziali assistenziali, quali la “classica” cassa integrazione o i redditi di emergenza attivati nella circostanza. Di fatto, l’impoverimento delle famiglie dovuto ai rincari delle bollette e dall’inflazione è stato peggiorato, in alcuni casi, dalla perdita del posto di lavoro, in quanto gli stessi costi sono stati scaricati su quelle aziende che sono state poi costrette a chiudere i battenti.
Bonus per disoccupati nel 2023, quali contributi possono essere richiesti all’INPS
Presso alcuni contesti familiari, lo status di disoccupazione ha generato vere e proprie condizioni endemiche, senza soluzione di continuità; il tutto, sovente, aggravato da un particolare e delicato contesto sociale, oltre che in assenza di un equilibrio finanziario. DA diversi anni, lo Stato, nell’ambito dell’occupazione da lavoro dipendente, mette a disposizione un’indennità di disoccupazione, meglio nota negli ultimi anni con l’acronimo NASPI.
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Erogato dall’INPS ai lavoratori subordinati, il sussidio può essere richiesto già dall’ottavo giorno successivo alla cessazione involontaria del rapporto di lavoro. La durata delle erogazioni è regolata dal contratto di lavoro della categoria di provenienza; mentre l’assegno mensile è pari per i primi sei mesi al 75 per cento della media delle buste paga negli ultimi quattro anni, dopodiché ogni mese l’importo viene ridotto del 3 per cento dalla quota del mese precedente.
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A questa specifica misura, si affianca una misura strutturale come quella del Reddito di Cittadinanza. Dal 1° gennaio 2023, le radicali modifiche ai criteri di accesso e alla durata hanno notelvolmente stravolto il ritratto medio della platea. La durata non sarà più rinnovabile ma soltanto pari a otto mesi (contro i diciotto ancora fino alla fine di quest’anno); inoltre, la revoca può essere anticipata sin dal primo e unico rifiuto all’offerta professionale del Centro per l’Impiego. Al RdC si può comunque cumulare la richiesta dell’Assegno Unico e universale se si hanno a carico figli fino al 21° anno di età o figli disabili senza limiti anagrafici, riuscendo ad accedere, se l’ISEE è sotto i 15mila euro annui, ad un assegno mensile di 175 euro. Con un ISEE non superiore a 7.120,39 euro, si può ottenere l’accredito bimestrale di 80 euro richiedendo la Carta Acquisti INPS.