Lo strumento di risparmio, ricco di agevolazioni e facilmente utilizzabile, necessita di attenzione su quanto viene depositato. Ecco perché
Uno degli aspetti cardine che prima o poi emerge quando si costruisce o si mantiene una famiglia, riguarda il nodo del risparmio: in particolare, quando è presente uno o più figli, la preoccupazione non è rivolta solamente ai bisogni del momento – che, tradotto, significa la continua spesa da sostenere per la crescita e il mantenimento dei figli – ma anche ad un futuro che potrebbe presentare un’eventuale criticità economica.
In effetti, non c’è bisogno di spingersi verso il futuro per intravedere possibili crisi. Ad ogni modo, numerosi nuclei familiari provvedono a costruire per tempo un tesoretto per la propria prole, spesso da quando la stessa è poco più che in fasce. In tal senso, il referente principale a cui destinare la gestione delle piccole ma essenziali somme duramente messe da parte, è sempre lo stesso: Poste Italiane.
Il gruppo Poste Italiane, che quest’anno festeggia i suoi centosessanta anni dalla sua fondazione, ricopre una posizione di primo piano per quanto consente il deposito dei piccoli e medi risparmi delle famiglie italiane. Sin dalle origini, sono stati messi a punto strumenti di gestione che sono divenuti storici e che nonostante la lunga storia, ma grazie agli aggiornamenti nel corso del tempo, non conoscono decrementi nelle attivazioni e sottoscrizioni.
Si parla principalmente dei buoni fruttiferi e – soprattutto – del libretto di risparmio postale. Il progresso tecnologico è giunto a tal punto che il vecchio libretto, ovvero il classico cartoncino pieghevole con registrate le entrate e le uscite, si è “dematerializzato”, facendo ora affidamento su una Carta Libretto, la tessera magnetica che permette l’opzione di prelevare e versare anche dallo sportello automatico Postamat.
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La convenienza che comporta l’attivazione di un libretto postale, cointestato o meno, è fuor di dubbio: in sostanza, si tratta di uno strumento di risparmio a zero spese e l’utilizzo è estremamente semplice; caratteristiche che tutto sommato compensano la quasi totale assenza di rendita (dato che non si parla di un dispositivo di investimento). Inoltre, le somme depositate sono “assicurate” dalla garanzia dello Stato, da Cassa Depositi e Prestiti. L’unica vera attenzione concerne la giacenza.
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Intorno al giorno 3 gennaio di ogni anno, Poste Italiane calcola la giacenza media sul proprio libretto, di competenza dell’anno appena concluso. Se complessivamente la giacenza media annua supera 5mila euro, viene applicata l’imposta di bollo pari a 34,20 euro; 100 euro se si tratta di persone giuridiche. Ad essa bisogna aggiungere la ritenuta pari al 26 per cento sugli interessi, a titolo di oneri fiscali.