Ecco qual è il destino del trattamento previdenziale una volta che il percettore della pensione subisca una dura condanna. I particolari
In questi giorni sta volgendo al termine la tornata per la consegna delle pensioni presso gli uffici postali. I pensionati sono chiamati a ritirare i ratei recandosi allo sportello secondo il calendario predisposto dall’INPS in base all’ordine alfabetico dei cognomi. Altri anziani percettori, con la medesima puntualità, riceveranno i loro assegni comodamente da casa, tramite l’accredito in automatico sul conto corrente personale.
Come di consueto, il mese di dicembre è anche portatore di diverse novità. Nell’ambito pensionistico, infatti, si susseguono gli ultimi accrediti del bonus 200 euro e proseguono i pagamenti del sostegno da 150 euro. Nel frattempo si consolida l’aumento degli importi pensionistici prodotto dall’adeguamento anticipato degli indici ISTAT, il quale investe la rivalutazione della tredicesima.
Se un pensionato va in galera, come si comporta l’INPS
Il governo Meloni sta rivolgendo particolari attenzioni alla condizione dei pensionati, di cui un buon numero è investito dalla crisi energetica che ha causato lo spropositato incremento dei costi delle utenze domestiche. Dal 1° gennaio prossimo, l’aiuto si tradurrà nell’innalzamento del tetto ISEE relativo alla richiesta del “bonus bollette”, con particolari vantaggi per le famiglie numerose.
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Dal prossimo anno, altri soggetti potranno ancora contare sulla Pensione di Cittadinanza, uscita indenne dalla scure della revisione sui criteri di accesso e di durata imposta al Reddito di Cittadinanza dal presente esecutivo. Continuerà ad essere percepita per diciotto mensilità rinnovabili (e non con i nuovi otto mesi e poi lo stop definitivo, appartenente. al RdC) e senza i successivi trenta giorni di sospensione.
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Insomma, a moltissimi cittadini la pensione aiuta a vivere. E se alcuni di loro subiscono una dura condanna, tanto da subire la reclusione in un penitenziario? Con una legge del 2012 la normativa revocava non solo le pensioni, ma tutte le prestazioni previdenziali ai detenuti: quindi, l’indennità di disoccupazione; l’assegno sociale; la pensione sociale; la pensione per gli invalidi civili. Finché la Corte Costituzionale non si è pronunciata con la sentenza n. 137/2021, con la quale dichiara l’illegittimità costituzionale che caratterizza la revoca. Viene ribadito il cosiddetto dovere di solidarietà verso i detenuti, estesa alle pensioni di invalidità, così come alle condizioni di difficoltà economiche e fisiche a carico di detenuti “particolari”, quali i pentiti di mafia.