Fate attenzione perché, se avete la pensione di cittadinanza, qualcosa potrebbero cambiare per voi: scopriamolo insieme
Tenetevi forti e soprattutto fate molta attenzione a quello che stiamo per dirvi: sembra proprio che ci siano delle cattive notizie in arrivo per coloro che percepiscono la prensione di cittadinanza. Per scoprire di più e soprattutto capire di cosa si tratta, non dovete fare altro che continuare a leggere insieme a noi di PensioniOra.
Quello di cui vi stiamo per parlare è il risultato di un comunicato pubblicato proprio sul sito ministeriale. Ed è proprio all’interno di questo comunicato che viene fatto questo annuncio che potrebbe costituire, per molti dei percettori della pensione di cittadinanza, una notizia tutt’altro che positiva. Sembra, infatti, che il Ministro dell’Economia e delle Finanze (Giancarlo Giorgetti) abbia firmato un decreto del tutto nuovo, e che si occupa di disporre un aumento a partire dal primo gennaio del nuovo anno del 7,3 per cento delle pensioni.
Pensione di cittadinanza, la beffa nel 2023
Ma perché questo dovrebbe costituire un qualcosa di negativo per coloro che percepisco una pensione di cittadinanza? Il motivo è semplice, e riguarda proprio i cambiamenti che sono previsti in vista del nuovo anno per quanto riguarda il Reddito di Cittadinanza. Mentre per molti, infatti, l’anno inizierà con un bell’aumento sugli assegni di pensione, per i percettori del RdC non sarà così, anzi tutt’altro.
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A partire dal primo gennaio 2023, infatti, è prevista una stretta proprio sulle pensioni di cittadinanza, in particolare per coloro che sono abili al lavoro. In particolare: coloro che sono tra i diciotto e i cinquantanove anni, abili al lavoro, potranno avere un massimo di otto mensilità rinnovabili e non di più. Qualora si ritrovassero a rifiutare la prima offerta di lavoro congrua, allora decadrebbe in automatico anche la loro possibilità di percepire l’assegno mensile.
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Inoltre, per poter percepire l’assegno di cittadinanza, sarà necessario l’obbligo di residenza in Italia, istituire un Fondo per il per il sostegno alla povertà e all’inclusione attiva e partecipare a un corso di minimo sei mesi per la propria formazione e riqualifica professionale. Saranno inoltre incentivati i controlli. Infine, questa sarà solo una fase transitoria e che porterà nell’inizio del 2024 a una riforma volta al reintegro del lavoro e soprattutto all’abolizione del Reddito di Cittadinanza.