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RdC a rischio per chi ha quest’età | Stretta governo nel 2023

Statistiche ISTAT fornoscono l’identikit della categoria che maggiormente sarà colpita dal taglio del reddito di cittadinanza

Reddito cittadinanza (Foto Pixabay)

Il reddito di cittadinanza, di fattura grillina, sta lentamente, ma non troppo, vedendo la sua fine in Italia. Il Governo Meloni ha inserito un taglio drastico alla misura per incrementare le casse statali. Le milioni di famiglie che in questi anni hanno superato la crisi economica grazie al reddito di cittadinanza, si potrebbero trovare con un pugno di mosche in mano dall’oggi al domani. La Meloni, per rispondere alle critiche, ha ribadito che la sosttrazione del reddito di cittadinanza sarà seguita da un aiuto a trovare lavoro. Ma non è stato ancora specificato come.

Interessanti le statistiche dell’ISTAT, che dopo aver tirato fuori i numeri dei percettori del reddito di cittadinanza, e delle somme che lo stato risparmierebbe con un taglio parziale nel 2023 e con un azzeramento completo nel 2024, ha circoscritto le caratteristiche della categoria che perderà maggiormente il reddito nel 2023, formandone un vero e proprio identikit.

Reddito di cittadinanza, l’identikit di chi lo perderà

Ricerca lavoro (Foto Pixabay)

Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’ISTAT, ha dichiarato alle Commissioni riunite Bilancio Camera e Senato che perderanno il reddito di cittadinanza nel 2023 “circa 846 mila individui, vale a dire poco più di un beneficiario su cinque“. Ed ha aggiunto le specifiche di chi lo perderà maggiormente. Si tratta di persone di sesso maschile, originarie di località del sud Italia, di età compresa fra i 45 ed i 59 anni, che vivono in nuclei familiari poco numerosi, quasi monofamiliari. E questa categoria è oltre un terzo dei percettori.

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A scendere, la fascia di età compresa tra i 18 ed i 29 anni, che rappresenta un terzo dei percettori. Rispetto alla categoria precedente la fascia tra i 18 ed i 29 anni ha un livello di istruzione leggermente superiore, dunque maggiori – forse – probabilità di ricollocarsi professionalmente.

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Il problema rimane quello dell’inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro. La situazione italiana è critica, specialmente per chi è in età non più giovane. Ed il lavoro dei centri per l’impiego totalmente insufficiente a rispondere alle richieste. Il nuovo governo promette, ma sarebbe adeguato che spiegasse anche come risolvere la disoccupazione e la precarietà in Italia, piaghe più che trentennali.

Pubblicato da
Giulia Borraccino