Ci sembra di vivere in una vera e propria macchina del tempo ultimamente: ecco cosa sta succedendo con l’Opzione Donna.
Quello delle pensioni è senz’altro uno dei temi più scottanti e sempre più discussi nel nostro Paese: capace, infatti, di mettere d’accordo tutti e, pochi minuti dopo, di farci discutere gli uni con gli altri. Insomma, che sia un argomento molto delicato e spinoso non è certo un dubbio. E che, in questo ultimo periodo lo sia ancora di più, non è un certo invece un mistero. In particolare, però, c’è una novità che potrebbe fare ancora molto discutere: ovvero quella dell’Opzione Donna.
Anche se, a essere sinceri, più che parlare di novità sarebbe più corretto parlare di un ritorno dal passato. Ebbene sì, perché in realtà quando parliamo dell’Opzione Donna ci riferiamo a un qualcosa che in passato era già in vigore e che ora potrebbe, semplicemente, essere ristabilito. Per scoprire di più e soprattutto sapere di cosa stiamo parlando, non dovete fare altro che continuare a leggere insieme a noi. Ecco tutto quello che dovete sapere.
Opzione Donna al centro di importanti cambiamenti
All’apice degli argomenti del giorno, ancora una volta, non possiamo fare a meno di nominare le pensioni e soprattutto tutti i loro continui cambiamenti e novità. In particolare, a far tanto chiacchierare e discutere, è una nuova (o sarebbe il caso di dire “vecchia”) manovra che è stata proposta.
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Secondo alcune fonti, infatti, il governo starebbe valutando di ripristinare una vecchia manovra, ovvero quella dell’Opzione Donna (diversa da quella attuale). Approvata la settimana scorsa dal consiglio dei Ministri e pensata per il prossimo anno, ovvero il 2023, cosa prevede questa opzione? Innanzitutto, la possibilità di uscire in anticipo da lavoro ma solo qualora la donna in questione abbia sessant’anni.
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Qualora, però, il soggetto in questione abbiamo figli da un minimo di due a un massimo di due, allora si potrebbero decurtare alcuni anni. Attenzione però, perché questo non vale certo per tutte le donne, ma per coloro che (oltre all’età anagrafica) sono svantaggiate da un’invalidità riconosciuta di almeno il 74%, o che svolgano assistenza presso parenti o coniugi invalidi. VI è, infine, un’ultima ipotesi: ovvero quella di prorogare la norma attuale solo per pochi mesi, sei oppure otto, in modo tale da risparmiare risorse e tempo.