Molti contribuenti si chiedono se il conto Paypal ha valore ai fini della dichiarazione dei redditi. La risposta non è univoca
Chi ha Paypal lo utilizza come strumento di pagamento per gli acquisti online, o anche per la compravendita come venditore. È un conto scisso dal conto corrente bancario personale, e pur avendo gli estremi del conto Paypal non si può risalire in alcun modo al conto corrente bancario. Per questo è considerato per eccellenza il modo più sicuro di effettuare compravendita online. In ogni caso nel conto Paypal è presente un deposito di denaro. Per cui ai fini della dichiarazione dei redditi come ci si deve comportare?
La prima cosa da chiarire è se Paypal è un conto corrente o uno strumento di pagamento. Nel primo caso va inserito nella dichiarazione dei redditi, nel secondo no. E questo, trattandosi di un circuito internazionale, non è facile da distinguere.
La legge italiana prevede che tutti i conti correnti bancari debbano entrare a far parte della dichiarazione dei redditi. Per quanto riguarda i conti esteri solo in alcuni casi. Dunque Paypal potrebbe essere consderato un conto corrente estero. In questo caso dovrebbe rientrare nella dichiarazione dei redditi ed il suo contenuto pesare sulle imposte. La disciplina rischia di fare confusione, per cui si è stabilito un tetto oltre il quale Paypal deve essere inserito nel quadro RW della dichiarazione dei redditi.
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I casi sono due:
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Nel caso in cui il conto Paypal superi determinati limiti, il contribuente dovrà pagare l’Ivafe, l’imposta che devono versare le persone fisiche residenti in Italia che detengono all’estero prodotti finanziari, conti correnti e libretti di risparmio. Un corrispettivo dell’imposta di bollo che tutti i correntisti con deposito superiore a 5.000 euro pagano annualmente. Ovvero che la banca trattiene automaticamente dal conto corrente bancario. Anche in questo caso, come l’imposta di bollo, l’importo è di 34,20 euro annui.