Esistono delle regole precise, mutate nel tempo, per il pensionamneto dei dipendenti del pubblico impiego. Lo stato attuale
Chi fa il cosiddetto lavoro da scrivania, che in gergo comune vuole intendere il lavoro d’ufficio, per lo più di tipo ministeriale, ha accesso ad una corsia differente di pensionamento. I dipendenti del pubblico impiego, svolgono sovente lavori amministrativi, che un tempo li rendeva, nell’immagginario collettivo, seppelliti sotto una massa di scartoffie. Ora invece passano la giornata davanti al pc. È una tipologia di lavoro molto comune, che se svolta presso la pubblica amministrazione ha delle regole ben precise per la pensione.
Innanzitutto c’è da dire che la pubblica amministrazione, con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi per le donne, e 65 di età, deve mettere il lavoratore, o lavoratrice, in quiescenza obbligatoria. Con alcune eccezioni, che riguardano tutti i dipendenti del pubblico impiego ed in particolare alcune categorie.
I 65 anni di età come limite per la quiescenza sono validi solo nel caso in cui il tetto contributivo sia superato. Nel caso in cui non si siano maturati i 20 anni di contributi necessari, o oltre, se non si è raggiunta la cifra che supera una volta e mzza la pensione sociale, il lavoratore può continuare ad accumulare contributi fino a 67 anni di età, ed eccezionalmente fino a 71. Questo equipara la regole della pensione per i lavoratori del pubblico impiego con quelli del settore privato. Con eccezione per alcune categorie.
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I magistrati, i docenti universitari, gli avvocati e procuratori dello stato, hanno il limite per il pensionamento d’ufficio a 70 anni, 5 anni oltre gli altri dipendenti del pubblico impiego, con le eccezioni sopra elenzate. Altro caso in cui il lavoratore della pubblica amministrazione impiegato in ufficio può non raggiungere i 65 anni di età è se riesce a finalizzare i requisiti entro il 31 dicembre 2022 per la pensione anticipata, la cosiddetta Quota 102.
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Che consente l’abbandono del mondo del lavoro con 64 anni di età e 38 di contributi. Anche se terminerà a fine anno, a quanto pare per il 2023 è prevista la Quota 103, un’altra formula di pensionamento anticipato.