In queste circostanze l’utente rischia di perdere il credito investito nella rendita a medio o lungo termine del titolo postale. I dettagli
Quest’anno il Gruppo Poste Italiane festaggia i centosessant’anni di storia. Troppi anni per poter elencare tutti i cambiamenti e le evoluzioni che hanno contraddistinto il corso dei suoi servizi all’utente. Rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare le Poste sono nate da subito con l’intento di fornire non soltanto il servizio di recapito puntuale, lungo la penisola post-unitaria, di lettere e telegrammi.
Sin dalle origini, sono sorti i primi servizi per la gestione dei risparmi dei nuovi italiani alle prese con una moneta unica e una modalità uniformata da nord a sud dello stivale. Pertanto ancora oggi si ricordano i lontani esordi dei libretti postali e di titoli come i buoni fruttiferi. Si parla di strumenti dalla gestione estremamente semplice, volti a garantire un deposito fruttuoso delle proprie – più o meno – modeste somme, con rendite non eccezionali ma interessanti; di certo senza reali né potenziali rischi.
Buoni Poste, quando si rischia di perdere il capitale investito
I buoni fruttiferi di Poste Italiane conoscono tutt’oggi un grande successo di sottoscrizioni. Specialmente nei nuclei familiari, i genitori tendono sovente ad attivare un buono postale destinando le prime somme messe da parte per figli a volte poco più che in fasce. L’elemento regolatore di questo strumento è infatti il fattore “tempo”, il quale genera una rendita nel corso degli anni della crescita, la quale si rivelerà, al termine del deposito, un vero e proprio investimento.
LEGGI ANCHE: Pensioni, valanga di arretrati entro dicembre | Chi li avrà
La lunga durata, spesso trentennale o decennale, fa sì che i preziosi documenti cartacei si smarriscano nella memoria dei suoi titolari, o peggio ancora materialmente per le circostanze più varie. Eppure la mancanza di monitoraggio delle scadenze di questi titoli potrebbe affacciare il rischio di perdere le somme depositate. Una di queste criticità può affacciarsi nel caso di buoni contestati, per i quali il decesso di un cointestatario ha impedito all’altro di ottenere il rimborso dell’importo.
LEGGI ANCHE: Calendario pensioni Poste dicembre | Già inclusa tredicesima?
La dimenticanza, inoltre, o semplicemente un titolo che è sfuggito alla successione di un’eredità, causa la corsa verso la prescrizione. Come per i libretti di risparmio “dormienti”, infatti, anche gli importi valorizzati all’interno di buoni fruttiferi rischiano di non entrare in possesso di vecchi e nuovi titolari, risultando prescritti trascorsi dieci anni dalla relativa data di scadenza ed entrando nei fondi statali (interessi maturati inclusi).