Quali garanzie restano in piedi tra i diritti di quel lavoratore che si trova di fronte alla circostanza di un licenziamento coatto. Cosa fare
È noto come l’attuale crisi energetica che sta attraversando l’Europa, a rischio di rimare il prossimo con insufficienti scorte di gas per effetto del decorso bellico in Ucraina, si è trasformata in una complessa crisi socioeconomica. L’Italia paga inoltre lo scotto di un’inflazione che partita, subito dopo l’emergenza sanitaria, come fattore di ripresa, sta ora erodendo le rendite sul denaro e gli investimenti a causa della galoppante corsa a due cifre percentuali.
Quest’ultimo deteriore ingrediente accompagna l’aumento generalizzato dei prezzi sui beni di consumo, la riduzione della capacità di risparmio delle famiglie italiane, nonché i temuti rincari delle tariffe energetiche nelle bollette. Sono appunto le fatture dell’energia quelle che stanno mettendo in ginocchio i bilanci dei nuclei più svantaggiati e le casse di quelle aziende che a stretto giro si vedono poi costrette a chiudere.
Lettera di licenziamento, cosa succede se il lavoratore non la firma
Ecco dunque che l’ennesima trasformazione si traduce nella corrosiva declinazione della crisi del lavoro; e pertanto di un’evidente emergenza disoccupazione, per la quale si prevede un aggravamento con l’acuirsi della stagnazione in inverno. Il governo, con la sua recente manovra di bilancio, riparte appunto dalle bollette, con un bonus per risollevare le esangui risorse delle famiglie, ma che rischia di vedere annullata la sua azione, schiacciata dalla riduzione dei redditi di emergenza e di altri aiuti.
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I lavoratori dipendenti, nella cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento involontario, usufruiscono temporaneamente di un’indennità di licenziamento, la cosiddetta Naspi. Nel contesto di un licenziamento, il lavoratore può rifiutarsi di firmare la famosa lettera del datore di lavoro. Certo, tale azione non osta più di tanto l’immediata efficacia dell’azione aziendale.
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Tanto più che il datore ha due opzioni da sfruttare, come quella di reperire una testimonianza, facendo firmare due persone che sono stati testimoni, appunto, della modalità di ricevimento della lettera e del conseguente rifiuto; l’alternativa è rappresentata dalla comunicazione “formale” del licenziamento: il datore di lavoro provvederà ad inviarla in automatico tramite una raccomandata con ricevuta di ritorno presso l’indirizzo di domicilio del lavoratore.