Novità per il Reddito di Cittadinanza nel prossimo anno, una rimodulazione della misura che coinvolgerà molte famiglie
Con il 1° gennaio del prossimo anno il Reddito di Cittadinanza subirà un’opera di ridimensionamento e trasformazione. La misura si avvia, come comunicato dallo stesso Ministero dell’Economia e delle Finanze, a essere abolita dal 1° gennaio del 2024. Il prossimo sarà quindi un anno di transizione verso una definizione di nuove misure a favore dei bisognosi e dell’inclusione sociale.
Queste le intenzioni del nuovo governo. L’esecutivo prevede una fase di adeguamento che consenta agli “occupabili” di reinserirsi nel mondo del lavoro anche attraverso corsi di formazione e avviamento professionale. Ma già a settembre del 2023 molti percettori attuali del Reddito di Cittadinanza potrebbero perdere il sussidio, si tratta per lo più di persone dai 18 ai 59 anni.
Quali cambiamenti pronti per il Reddito di Cittadinanza
I cosiddetti occupabili nel corso del 2023, cioè i percettori dai 18 ai 59 anni, godranno del beneficio solo per 8 mesi e dovranno partecipare ad un corso di riqualificazione professionale o di formazione, altrimenti perderanno il beneficio. Questo verrà bloccato anche in caso di rifiuto della prima offerta “congrua” di lavoro. Resteranno esclusi da questa modifica, almeno per il prossimo anno, i nuclei familiari con la presenza di figli minori, di anziani oltre i 60 anni e di persone con disabilità.
Queste novità riguardo il Reddito di Cittadinanza sono contenute nel disegno di Legge di Bilancio del 2023 e quindi rappresentano le intenzioni e i progetti del nuovo esecutivo. Ad essere convolti nella riforma del Reddito saranno circa 450 mila beneficiari, mentre altre 600 mila famiglie non dobrebbero esserne toccate. Ma i numeri potrebbero variare nel corso della definizione dei tagli alla misura.
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Attualmente i nuclei familiari beneficiari del reddito sono, secondo i dati dell’Inps, circa 1,039 milioni. Degli “occupabili” quasi il 75 per cento non ha avuto contratti di lavoro negli ultimi 3 anni, si parla quindi di disoccupati di lunga durata difficilmente ricollocabili. I tre quarti delle persone tra i 18 e 59 anni che percepiscono la misura hanno la licenza media come titolo di studio e sono concentrati soprattutto al Sud.
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Quindi una situazione molto complessa che rischia di creare problemi di tenuta sociale, come riconosciuto dal governo stesso, in una fase di forte crisi economica, con l’inflazione reale che potrebbe arrivare al 18 per cento nel corso del 2023.