Un bonus da 20mila euro da destinare alle giovani coppie per incentivare i matrimoni religiosi. Le controversie della misura
In questi giorni sta facendo molto discutere la notizia di un bonus che il partito della Lega vorrebbe introdurre nel nostro Paese: il bonus matrimonio. Si tratta di una proposta che riguarderebbe esclusivamente i matrimoni religiosi che sono in netto calo nel nostro Paese rispetto alle unioni civili in comune.
Quello che il partito guidato da Matteo Salvini vuole fare è introdurre un bonus fino a 20 mila euro proprio per incentivare i matrimoni che vengono celebrati sull’altare. La notizia, come era inevitabile che fosse, ha animato il dibattito pubblico in Italia e l’opinione pubblica si è subito divisa tra chi è favorevole e chi sfavorevole alla misura.
Come detto, obiettivo del bonus sarebbe quello di incentivare i giovani a sposarsi in chiesa a seguito del calo proprio delle unioni religiose rispetto quelle civili. Il bonus matrimonio funzionerebbe in questo modo: gli sposi avranno una detrazione del 20% sulle spese per il matrimonio religioso che includono addobbi floreali, abiti per gli sposi, bomboniere, etc. Tetto massimo d’imposta è fissato a 20 mila euro che gli sposi potrebbero ottenere in cinque quote annuali.
LEGGI ANCHE: Chi rischia di ritrovarsi senza reddito di cittadinanza nel 2023
Per poter richiedere il bonus gli sposi devono avere la cittadinanza italiana da almeno 10 anni e un redito non superiore a 23mila euro in coppia o a 11.500 euro a persona. La misura verrebbe a costare in tutto 716 milioni di euro, cioè 143,2 milioni per le cinque quote annuali.
LEGGI ANCHE: Lavoratori disabilità, importante novità per il 2023
Questa misura, però, non tiene conto di una cosa davvero molto importante: si attingerebbe a fondi statali, e quindi di tutti i contribuenti italiani per una funzione religiosa, senza rendere conto che non tutti professano la fede Cristiana. Da questa proposta di bonus esce fuori in tutto e per tutto l‘idea di famiglia immaginata dalla destra italiana: una famiglia costituita da un padre, una madre e cattolica.
Una idea, insomma, che va contro la laicità dello Stato Italiano e contro le recriminazioni del binomio madre/padre da contrapporre alla formula di genitore 1/genitore 2. Si tratta quindi di elementi di peso che vanno a violare i diritti che lo Stato, invece, è chiamato a garantire.