La pensione di vecchiaia richiede un minimo contributivo ed uno anagrafico. Con delle eccezioni. In questo modo si può andare in pensione ad ogni età
La pensione che comunemente è chiamata di vecchiaia, già dal nome evoca un’età avanzata per ricevere l’assegno dall’ente previdenziale, che assicura una terza stagione della vita con un reddito, anche senza lavorare. Il tema previdenziale è sempre più caldo, anche alla luce del fatto che la società attuale è sempre più anziana, dunque sono sempre maggiori gli esborsi pubblici per le pensioni. Ma intendiamoci, non è un regalo fatto ai pensionati. Per poter avere una pensione dignitosa, a parte qualche eccezione che ha usufruito di occasioni lampo molto vantaggiose come le pensioni baby, si deve lavorare tutta una vita e versare contributi che si vanno a sottrarre al lordo dello stipendio.
Negli ultimi decenni, tra i due fattori che determinano la pensione, contributivo e retributivo, le regole si sono spostate decisamente in favore del primo, tenendo sempre meno conto del retributivo e dando maggior peso, se non tutto ai contributi versati. Ed all’età anagrafica.
Difatti, la pensione di vecchiaia standard richiede come requisiti 20 anni di contributi ed un’età pari o superiore a 67 anni. Ed inoltre si richiede che l’assegno pensionistico sia superiore almeno una volta e mezzo all’assegno sociale, per il 2022 quindi non deve essere inferiore a 702 euro. Se non si arriva a tale cifra si deve continuare a lavorare fino a 71 anni. Le sperimentazioni degli ultimi anni hanno visto diverse pensioni anticipate, come ad esempio la Quota 100 e 102, rispettivamente con la possibilità di andare in pensione a 62 e 64 anni.
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Ma ora che sono decadute rimane la legge Fornero, che fa tornale l’età minima a 67 anni. Con delle eccezioni, come ad esempio l’APE sociale, che per i lavori usuranti prevede un’età anticipata. E per i lavoratori cosiddetti precoci, per i quali contano sono i contributi versati, e non l’età anagrafica per andare in pensione.
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Fino al 31 dicembre 2026, è previsto che i lavoratori precoci che abbiano maturato 42 anni e 10 mesi di contributi, per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi di contributi, per le donne, possano andare in pensione a qualunque età, senza attendere i 67 anni.