Il contratto può definire la circostanza per il quale il locatore non può esigere dal proprio inquilino l’aumento del canone. Ecco quando
Dal mese scorso di febbraio la crisi energetica, cavalcata sull’onda dei drammatici eventi bellici in Ucraina, ha assunto la veste reale di una complessa crisi economica, di certo l’ultima della lunga serie ultraventennale che ha attraversato l’Europa. Indubbiamente foraggiato dall’azione speculatrice dei mercati, il fattore che sta decidendo le sorti delle condizioni di molti cittadini in difficoltà e la salute di molte aziende italiane, è costituito dall’inflazione.
Sorto come elemento di crescita nella fase di ripresa seguita all’emergenza sanitaria da Covid, il fattore inflazionistico è annoverato come fattore scatenante – dopo la sua trasformazione in una galoppante corsa a due cifre percentuali – dell’aumento dei prezzi sui beni di consumo, sull’incremento generalizzato del costo della vita e al contempo la riduzione della capacità di risparmio.
Affitto, l’aumento non è esigibile se non c’è questa clausola
La declinazione non certo meno rilevante dell’inflazione si è avuta all’interno delle istituzioni europee, dove l’inarrestabile ascesa percentuale ha costretto la Banca Centrale Europea a rivedere al rialzo i tassi di interesse. Pertanto, dopo la tregua primaverile e quella estiva, in settembre si è realizzato il temuto incremento che ha vanificato la precedente vantaggiosità dell’indice Eurirs (l’indice dei mutui a tasso fisso) sul già competitivo Euribor dei mutui variabili.
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Dunque, tale inversione di rotta ha certamente influenzato le scelte di molti cittadini, nonché le generazioni più giovani, a revisionare i progetti più imminenti per il loro futuro, quale ad esempio l’acquisto della prima – o no – casa. Nel giro di sei mesi, i potenziali acquirenti, ovvero potenziali titolari di mutui rilasciati dagli istituti di credito, si sono riversati nelle classifiche di ascesa esponenziale degli affitti.
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Nonostante tutto, la scelta della locazione aggira molte problematicità sorte in questo frangente. Ma non è detto che metta al riparo da altri pericoli: in primis, il rischio di vedere aumentato il canone annuale d’affitto per molti locatari. Ciò a causa della clausola di aggiornamento, all’interno del contratto, data dall’adeguamento degli indici ISTAT, pertanto in pieno riflesso dell’attuale inflazione. Diversamente, il proprietario non può inporre alcun incremento se la clausola innanzitutto è assente; e a maggior ragione, i locatari sono maggiormente tutelati se hanno sottoscritto un contratto contenente la misura della cedolare secca.