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Pensioni

Rischiano multa pesantissima dall’INPS questi pensionati

È importante sapere cosa possono rischiare i pensionati che hanno un sussidio ma che tornano a lavorare. Cosa c’è da sapere?

Sede INPS-(Foto Adobe)

Sono tanti i “vecchietti” che non vogliono stare fermi a casa, una volta terminato il loro lavoro. C’è chi ha ancora mostra tanta volontà di lavorare ed essere utile per la società e perché no ottenere ancora uno stipendio per migliorare il proprio reddito e quello familiare.

Sono però tanti, quelli che lavorano sia in nero, oppure coloro che non dichiarano alle agenzie competenti di avere un impiego, nonostante ottengano la pensione. Non è possibile. Alcune persone infatti, sostengono che il beneficio economico che ricevono non è sufficiente per poter continuare ad andare avanti.

Dure sanzioni per questi pensionati

Sanzioni salate ai pensionati-(Foto Adobe)

Cominciamo col dire che, non ci sarebbe niente di male se un pensionato volesse tornare a lavorare. Purché non lo dichiari all’INPS, con un documento che possa mostrare l’aumento del proprio reddito. Perché se non lo fa, si cade in multe salatissime.

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Inoltre, è anche importante sottolineare, che il rischio di dure sanzioni non vale soltanto per il pensionato, ma anche per il datore di lavoro. Quindi è consigliabile ad un pensionato di dichiarare il tutto invece di incappare in brutte sanzioni che potrebbero danneggiargli la sua vita e condizione economica.

Secondo quanto emanato dall’INPS altro è recentissima una disposizione dell’Ispettorato del Lavoro che prevede multe fino a 2500 euro per la mancata comunicazione di un’attività lavorativa anche occasionale. Saranno quindi continui i controlli da parte degli istituti di competenza per far sì che ciò non accada, altrimenti ci saranno anche seguiti per quanto riguarda la pensione.

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Il rischio è anche seguito da pagamenti imposte e sanzioni del 30% sulla maggior base imponibile accertata, e a saldare l’importo IRPEF non pagato, causa il nuovo lavoro non dichiarato.

Ma non solo il pensionato, rischia una severa punizione, bensì anche il suo “capo”: una multa che va da 1.500 a 12.000 euro per ogni lavoratore impiegato in nero, oppure 150 euro per ogni giorno di lavoro effettuato in nero e il pagamento dei contributi INPS fino ad allora omessi, con la previsione di un minimo di 3.000 euro annui indipendentemente dalla durata della prestazione di lavoro accertata. Tutto ciò quanto dichiarato dal Decreto Bersani, art. 36bis, comma 7, Dl n. 223/2006.

 

Pubblicato da
Francesco Moscato