Ha affrontato davvero un incubo un pensionato che per un giorno di lavoro si è visto chiedere dall’INPS una cifra enorme
Per molti pensionati lasciare il mondo del lavoro è davvero un trauma: per queste persone stare con le mani in mano è davvero molto difficile e non è raro trovare un pensionato che decide di tornare a lavorare. In questo caso, ovviamente, l’assegno pensionistico viene bloccato e l’ex pensionato tornerà a versare i contributi.
Un caso molto particolare in questo senso arriva dall‘Emilia Romagna, e per la precisione dalla provincia di Ravenna. In questo caso, però, il pensionato ha lavorato soltanto un giorno ed aveva guadagnato poco meno di 60 euro: 59,68. Nonostante la cifra irrisoria per un solo giorno di lavoro l‘INPS gli ha chiesto una cifra esorbitante.
INPS, chiesti 20mila euro ad un pensionato per un giorno di lavoro
Un uomo della provincia di Ravenna, dopo vari decenni di lavoro, era finalmente andato in pensione anticipata nel 2019, usufruendo di Quota 100. L’anno successivo, nel 2020, l’uomo ha svolto un unico giorno di lavoro in una ditta agricola ricevendo come compenso 59,68 euro. Mai si sarebbe immaginato quello che poi è successo dopo.
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L’INPS infatti ha ritenuto indebita tutta l’annualità del 2020, per un totale di quasi 20mila euro. Ovviamente dopo essere venuto a conoscenza di quanto richiesto dall’INPS, il pensionato si è affidato ad un avvocato e il giudice della sezione lavoro del Tribunale di Ravenna ha dato ragione al pensionato stabilendo “l’inesistenza dell’indebito pensionistico per il 2020” e condannando “l’Inps alla restituzione di tutte le rate trattenute”.
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Secondo quanto stabilito dal giudice non ci sono dubbi sul fatto che il pensionato è stato retribuito per un solo giorno di lavoro, così come provato dalla busta paga. Questo è un punto determinante per inquadrare la situazione dal momento che nella sentenza si legge che si dovrà tenere conto di quanto effettivamente il pensionato ha lavorato e non di quanto programmato: una solo giornata lavorativa nel corso di una annualità.
La somma guadagnata in un anno, ovvero poco meno di 60 euro, è una cifra che per il giudica va qualificata come reddito da lavoro dipendente ma, vista l’assoluta occasionalità ed eccezionalità, anzi “l’unicità che la caratterizza”, questa cifra non può qualificarsi come reddito da porsi in contrapposizione al godimento della pensione anticipata ex quota 100″.