In Italia sono tante le persone che hanno il reddito di cittadinanza. Cosa si rischia se si lavora a nero sfruttando il sussidio?
Il reddito di cittadinanza per tante persone, non è solo un’ancora di salvezza per poter prevenire e pagare le tante fatture che bisogna pagare, ma dà anche a possibilità di fare ciò che non è permesso dallo Stato approfittando di questo beneficio economico. Ecco perché il rischio di avere grosse punizioni è alto.
Infatti, non è possibile lavorare e sfruttare questo sussidio che può garantire per 18 mesi denaro per salvaguardare la propria famiglia e le condizioni economiche. Si sa che se si torna a lavorare, il reddito di cittadinanza non si può più avere, perché di conseguenza aumenta il reddito familiare.
RdC, cosa si rischia con il lavoro a nero?
Cominciamo col dire che il nuovo Governo della Meloni non ha mai preso di buon occhio il reddito di cittadinanza. Già durante la campagna elettorale, avevano promesso modifiche e riforme per questo sussidio che per il momento non sono ancora giunte. Ma ci stanno lavorando su, per spingere i cittadini a trovare lavoro.
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Bisogna quindi prestare molta attenzione, prestare molta attenzione nell’accettare di lavorare in nero: anche solo una giornata d’impiego irregolare potrebbe costarvi molto cara, tanto da sporcare la vostra fedina penale e perché no, anche un’esperienza carceraria.
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Proprio con la formazione del nuovo Governo, c’è la possibilità che i cittadini, siano maggiormente favorevoli a segnalare, coloro che non rispettano la legge, sfruttando sia il reddito di cittadinanza, che lavorando a nero, senza dichiarare niente.
La legge prevede pene di reclusione per coloro che accettano di lavorare in nero così da poter percepire nel contempo un reddito di cittadinanza senza riduzione; a darne conferma è la Corte di Cassazione, che con la sentenza n. 25306 del 2022 ha accertato la violazione dell’articolo 7, comma 2, del decreto n. 4/2019.
L‘omissione di comunicare all’INPS, l’inizio di un nuovo lavoro è ritenuta molto grave, è considerato infatti danno nei confronti dello Stato.
Quanto si rischia? A quanto pare, la condanna è ufficialmente di primo grado, con reclusione in carcere, per un periodo di 1 anno e 8 mesi. Oppure è prevista la reclusione da 2 a 6 anni nei confronti dei soggetti che rendono dichiarazioni ovvero producono documenti falsi per sfruttare il RdC con sospensione del sussidio. Ma non solo chi lavora, subisce una condanna. Anche i datori di lavoro, se non comunicano niente, rischiano la totale chiusura e sospensione della propria attività.