Ecco perché è più conveniente saldare i costi dei consumi energetici entro il termine di scadenza del pagamento. Di che cosa si sta parlando
Dalla fine di febbraio, con l’escalation russo-ucraina, le bollette del gas sono diventate una spada di Damocle per molti, troppi italiani: ha già colpito i bilanci di centinaia di famiglie, oltre a compromettere la sopravvivenza di decide di imprese. La corsa ai ripari entro l’imminente inverno è in atto, anche se – per certi versi – per fortuna le temperature sopra la media stagionale stanno ritardando le criticità dettate dal contesto.
Le ordinanze comunali hanno disposto le istruzioni formulate dal decreto sul piano di razionamento: ovverosia la diminuzione di un grado, circa il riscaldamento di case e uffici, della temperatura (portata a 19 gradi) e la riduzione di un’ora del tempo di accensione giornaliero, secondo i giorni stabiliti variabilmente per le Regioni e le Provincie. Molte abitazioni sono state attrezzate con pannelli solari per sottrarre una parte del consumo ai contatori elettrici; e i termosifoni sono stati perfezionati con i pannelli termoriflettori per ridurre la dispersione del calore a causa di mura troppo sottili.
Di fatto quella delle bollette è una questione economica ben centrata e compresa sia dal governo Draghi sia dall’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni. In una linea di continuità, le politiche di sussidio vengono regolarmente finanziate dai maggiori provvedimenti in materia finanziaria, oltre ad incentivare le aziende ad erogare fringe benefit a favore proprio del pagamento delle utenze dei loro dipendenti.
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Nell’agenda Meloni è comunque presente la proposta in discussione di ritardare di sei mesi il distacco delle utenze da parte delle società fornitrice. Perché il problema di non riuscire a pagare le fatture – dopo il bonus 200 euro e quello da 150 euro – permane. Anche coloro che pagano in ritardo debbono sobbarcarsi anche gli importi relativi agli interessi di mora che accompagnano i solleciti di pagamento.
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Per definire la mora, le società fanno riferimento al tasso ufficiale TUR, il quale non può essere superiore al 3,5 per cento, trascorsi 15 giorni dal termine di pagamento. E ciò avviene prima che si attivi la prassi in direzione del distacco delle utenze. Dopo l’ulteriore avviso di mancato pagamento tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, se non segue alcun riscontro entro 40 giorni, si procede alla disattivazione della fornitura; ma neanche quest’ultima è gratis: all’utente, l’ennesimo aggravio di circa 93 euro e di 73 euro per il riallaccio dell’utenza.