Con la formazione del nuovo Governo di Giorgia Meloni, gli italiani sono in forte attesa per cambiamenti economici ed anche per quelli relativi alla pensione. Vediamo perché
Dopo tanti anni di contributi, tasse e lavoro, è logico che una persona, un dipendente pensi ad un certo punto della sua vita, di chiudere i battenti ed andare in pensione ricevendo i giusti contributi che gli deve lo Stato. Ma bisogna ancora aspettare un po’.
C’è una possibilità di andare in pensione per i lavoratori che hanno compiuto i 64 anni. Ma non vale per tutti, purtroppo. Quindi alcune persone potrebbero valutare anche di continuare il proprio lavoro e scegliere di ottenere la propria pensione nella valutabile età di 67 anni, invece di ottenere un indennizzo più basso.
Gennaio 2023, in pensione a 64 anni, cosa fare
Il Governo, come ben sappiamo non naviga in acqua tranquille dal punto di vista economico e finanziario, quindi deve stare ben attento a spendere soldi per concedere persone che meritano la propria pensione. Purtroppo la quota 102 è in discesa e non sarà possibile per tutti, ma solo per coloro che otterranno i giusti titoli entro la fine del 2022.
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Ricordiamo che la quota 41 è alquanto dispendiosa per le casse dello Stato, quindi non tutti possono scegliere la quota 58 anni, come per le donne. Per questo è stata piazzata una via di mezzo, per chi ha 64 anni, che però comporterà minori entrare di denaro. Questa scelta comporterà cali di entrate del 3%, del 6%, del 9% rispetto alla propria età.
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Queste nuove proposte di pensioni, comporteranno dei tagli in riferimento all’età ed agli anni di lavoro registrati nella propria carriera. Allora si propone quota 102 “flessibile”, per coloro che sono tra i 61 e 66 anni di età e fra 35 e 41 anni di contributi, in modo da non dover tornare alla tanto criticata Legge Fornero.
I requisiti per accedere alla pensione contributiva a 64 anni sono: aver compiuto i 64 anni, con versamento di almeno 20 anni di contributi. Questi contributi facciano parte del sistema contributivo e che l’assegno che si riceva sia pari o superiore di 2,8 volte dell’assegno sociale INPS.
Bisogna però rendersi conto se gli italiani, saranno d’accordo, con questa flessibilità, oppure attendere ancora qualche anno e meritare una pensione più sostanziosa dal punto di vista economico.