Il ripristino dell’orario “naturale” non è a costo zero; specialmente adesso che il freddo in arrivo un’ora prima costerà caro. I dettagli
Gli orologi della casa sono stati risistemati. Il “check” per le stanze è fatto. Altri, invece, non hanno avuto di questi problemi nemmeno per un minuto, visto che vivono del solo orario sbirciato dal telefono cellulare, che grazie alla connessione della rete, si regola da solo, in automatico. Tutti – questa volta – nella notte del weekend tra sabato 29 e domenica 30 ottobre, hanno beneficiato di un’ora in più di sonno; in alternativa, di un’ora in più per la movida notturna.
La questione che ha caratterizzato l’avvicinarsi a questo fine settimana a cui molti osservatori hanno dedicato specifiche riflessioni è nota direttamente o indirettamente a tutti: il passaggio dall’ora legale all’ora solare. Per l’anno 2022 non è potuto che rappresentare un appuntamento particolarmente sentito, in considerazione gli odierni problemi energetici che scorrono soprattutto nelle voci delle bollette.
Fino all’ultimo giorno disponibile, sono stati lanciati gli appelli al Governo affinché il tradizionale cambio dell’ora che anticipa l’arrivo dell’inverno non avesse luogo in virtù delle odierne circostanze legate agli incrementi dei costi sui consumi energetici; oltre che per il dispendio stesso delle riserve per il fabbisogno nazionale. I termini della questione sono i seguenti.
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La Società italiana di medicina ambientale (Sima), nel contesto della crisi energetica, ha proposto ufficialmente al governo Draghi, sin dal mese di settembre, un piano per il mantenimento dell’ora legale tutto l’anno. Tale iniziativa è stata mossa sulla base dei dati di Terna che dal 2004 a oggi ha registrato un risparmio complessivo di 10,9 miliardi di chilowattora grazie allo spostamento delle lancette di un’ora indietro; in termini economici, circa 2 miliardi di euro.
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Il conseguente ritardo dell’utilizzo della luce artificiale ha portato ad un consumo di 420 milioni di chilowattora in meno, pari al fabbisogno annuale medio per circa 150 mila famiglie. Questa riduzione, inoltre, ha impedito di immettere nell’atmosfera circa 200 mila tonnellate di anidride carbonica. A differenza dell’ora solare, i sessanta minuti in più in cui vige l’ora legale, si collocano quando le attività lavorative sono pienamente operative. Pertanto, sebbene i mesi estivi, celano l’evidenza dei vantaggi, il risparmio si dimostra comunque utile per le disponibilità nazionali.