La pensione di reversibilità spetta anche alla vedova del defunto lavoratore o pensionato. In questo caso, però, si perde definitivamente tale beneficio
Possono godere della pensione di reversibilità, chiamata anche pensione ai superstiti, i familiari di un lavoratore o pensionato deceduto, purché sia iscritto in una delle gestioni previdenziali Inps. Il beneficio spetta se alla morte del soggetto ci siano i seguenti requisiti:
Nel caso in cui manchino i seguenti presupposti si possono ottenere delle indennità una tantum. I soggetti che possono beneficiare di questo diritto sono:
L’assegno della pensione di reversibilità può arrivare fino ad un massimo del 60% della cifra che spettava in vita al titolare. Tale diritto decade nel momento in cui il coniuge superstite contrae nuove nozze con un soggetto terzo.
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Tuttavia, in tal caso, l’ex beneficiario della pensione di reversibilità potrà godere di una sorta di liquidazione, con 26 mesi di pensione di reversibilità pari a due annualità più due tredicesime. Però, è necessario che sia l’ex coniuge che intende convolare a nuove nozze a richiedere tale trattamento, in quanto l’INPS non concede tale diritto automaticamente.
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Ad ogni modo, tale vantaggio viene concesso soltanto al vedovo che si risposa e non all’ex coniuge già divorziato al momento del decesso. Sostanzialmente, il soggetto che ha già divorziato alla data della morte dell’ex, sarà beneficiario esclusivamente della pensione di reversibilità, in quanto titolare dell’assegno divorzile. La domanda per ottenere la pensione di reversibilità deve essere inoltrata esclusivamente per via telematica, accedendo al sito ufficiale dell’INPS oppure recandosi in un patronato o altri enti intermediari dell’Istituto.