Quota 41 o Opzione Uomo: le idee sulle pensioni della Meloni

Quota 41, Opzione Uomo: prima ancora di nasce ufficialmente il governo pensa a come riformare il sistema pensionistico

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Quota 41, Opzione uomo: il cantiere pensioni è aperto per il governo Meloni, prima ancora che l’esecutivo si formi ed entri pienamente nelle sue funzioni. Del resto era chiaro praticamente già dalla caduta del governo Draghi a luglio che chi avrebbe preso il posto a Palazzo Chigi, avrebbe dovuto affrontare temi caldi e anche con una certa rapidità.

In questo caso, l’urgenza è scongiurare il ritorno della Legge Fornero. La prima ipotesi, Quota 41, sarebbe però legata a una soglia d’età. Opzione uomo sembra meno percorribile. Si tratterebbe di lasciare il lavoro a 58 anni solo in base al sistema contributivo e con una decurtazione dell’assegno.

La proposta, in particolare con l’introduzione di una soglia d’età, è della Lega. La soglia però dovrà essere individuata dal calcoli dell’Inps, soprattutto sui costi dell’eventuale riforma.

Quota 41 o Opzione Uomo: si lavora per le nuove pensioni

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Opzione uomo non è altro che la replica di Opzione Donna, un’uscita flessibile dal mondo del lavoro ma con assegno ridotto. Idea che non piace molto al segretario della CGIL Maurizio Landini. Più aperto invece il presidente dell’Inps Pasquale Tridico che parla di “direzione giusta”, ma è tutto da approfondire.

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Secondo i dati dell’Istituto Opzione Donna è stata scelta dal 25% delle persone che avevano i requisiti (58 anni le dipendenti e 59 le autonome con almeno 35 anni di contributi) e si prenderebbe parte dell’assegno pensionistico.

Una opzione che difficilmente potrebbe trovare il favore di sindacati e operai in un periodo così difficile con un’inflazione diffusa e che non lascia scampo. In modo particolare per le famiglie monoreddito dove lavora solo il padre. L’ipotesi potrebbe essere più appetibile per chi invece è benestante, ha redditi più alti e soprattutto altre entrate come, ad esempio, da proprietà immobiliari.

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Oltre a valutare aspetti meramente pratici, cosa potrebbe succedere ai lavoratori che vanno in pensione prima, bisogna valutare anche l’aspetto dei conti pubblici, il finanziamento necessario per attuare la riforma. Pur passando a un regime contributivo si anticipano gli esborsi pensionistici da parte dello Stato. Ci sarebbe una spesa corrente in crescita.

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