Partendo da un’intuizione domestica si è scoperto il contributo “green” alla lotta contro consumi e spese per le bollette. Di cosa si parla
L’attuale crisi del gas, nata dal conflitto russo-ucraino, sta producendo fortissime ripercussioni trasversalmente per gli Stati europei sia sul piano sociale che sul quello produttivo. In particolare, l’Italia si trova tra i Paesi che maggiormente soffrono delle restrizioni economiche alla Russia; tradotto in altre parole, paga gli effetti dei rubinetti dei gasdotti in progressiva chiusura.
Tali conseguenze sono inevitabili nel momento in cui si prende piena coscienza dell’entità che caratterizza l’estesa dipendenza energetica europea e del fatto che nel 2021 lo Stato Italiano ha importato gas sfiorando una percentuale del 90 per cento a copertura del fabbisogno nazionale. Oggigiorno, queste macrotematiche sono state trasformate (e “scaricate”) nelle salatissime voci delle bollette relative alle utenze di casa e delle imprese.
Così, mentre la Commissione Europea chiede un deciso cambio di rotta nelle abitudini casalinghe entro l’inverno, l’Italia prepara un piano di razionamento del gas, che prevede un abbassamento di un grado della temperatura dei riscaldamenti presso gli edifici privati che in quelli dei pubblici uffici (portata dunque a 19 gradi); inoltre, verranno ridotti i giorni e le ore giornaliere di accensione, secondo un calendario e modalità variabili per Regioni e Province.
L’accaparramento di risorse alternative è in pieno svolgimento con cittadini che hanno provveduto a far installare sui tetti degli edifici o sui balconi delle abitazioni i pannelli solari; oppure, per quanto concerno il prettamente il riscaldamento taluni hanno rispolverato la vecchia stufa a legna (per modo di dire; occorre la massima certificazione “4 stelle”) o la stufa a pellet. Ma non mancano anche modi singolari e particolarmente ingegnosi.
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In tal senso, un suggerimento viene dal Regno Unito. A Bromley, l’anziana coppia Michael e Teresa Lye hanno involontariamente trovato una soluzione all’aumento dei consumi relativi al riscaldamento. Loro stessi lo hanno capito molto tempo dopo che hanno impiantato una rampicante della Virginia (una pianta simile all’edera), quando negli anni Ottanta si sono trasferiti presso l’attuale abitazione.
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L’hanno fatta crescere, senza eccessivamente potarla, se non curando i rami attorno le finestre affinché non le oscurassero. Ha così preso vita un cappotto termico naturale a. tutti gli effetti, in grado di mantenere la loro abitazione con temperature accettabili anche durante l’inverno. Anche in questa stagione, il riscaldamento resta sovente spento. In Italia, è l’ENEA che si sta occupando dello studio sul cappotto naturale per adottarlo come isolante termico naturale con efficacia.