Una tassa globale come risarcimento per i Paesi più poveri

Una tassa globale come risarcimento: gli Stati che subiscono maggiori danni fanno rete comune contri i grandi che hanno più responsabilità

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Una tassa globale per risarcire i danni causati dalla crisi del clima. La stanno chiedendo i paesi in via di sviluppo alle Nazioni Unite. I grandi produttori di combustibili fossili e i paesi più ricchi, che in modo particolare dalla seconda metà del Novecento hanno guidato in mondo, sono chiamati a rispondere delle loro responsabilità.

Un pianeta inquinato fa male a tutti con effetti per ogni essere vivente del mondo ma maggiori devastazioni le subiscono le popolazioni più povere. Si chiedono finanziamenti urgenti per reagire all’impatto ambientale, economico e sociale con nuove tasse sui combustibili fossili, viaggi aerei e ogni cosa che inquina di più. Queste le istanze presentate dai Paesi a maggiore rischio nell’ambito dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

I particolari sono stati pubblicati dal Guardian che è entrato in possesso del documento. Gli eventi climatici più estremi come inondazioni, siccità e carestie stanno colpendo per la maggiore proprio i Paesi che hanno inquinato di meno come il Pakistan che sta vivendo settimane molto difficili.

Una tassa globale per riparare i danni contro l’inquinamento

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Antigua e Barbuda hanno presentato delle analisi alle Nazioni Unite. Con l’aumento delle temperature del mare e dell’aria nei Caraibi non è esclusa una super tempesta che causerebbe danni per circa 9 miliardi di euro nella nazione insulare. Una cifra grande sei volte il suo Pil annuale.

Per far fronte a ciò, oltre alla necessità di ridurre l’impatto sul pianeta i Paesi maggiormente coinvolti hanno chiesto l’intervento delle Nazioni Unite con una tassa “legata al clima e alla giustizia“.

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Nell’aspetto pratico della proposta c’è la richiesta di raccogliere fondi e aiuti attraverso una tassa globale sul carbonio, sui viaggi aerei, sui combustibili altamente inquinanti come quelli usati dalle grandi navi commerciali ma anche una tassa sulle transazioni finanziarie.

Proposta difficile da accettare per i paesi ricchi in un periodo così complicato dopo i costi energetici sono schizzati alle stelle e tutte le economie sono in grande difficoltà con l’aumento del costo della vita.

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Durante la Cop26 tutti i paesi hanno trovato un comune accordo sulla necessità di costruire un pacchetto di aiuti per le perdite e i danni, ma nei fatti non c’è ancora nessun patto modalità di finanziamento e neanche su chi e come debba contribuire. A novembre ci sarà un nuovo importante incontro, la Cop27 in Egitto. Ma vista la situazione internazionale che diventa sempre più tesa con ripercussioni pesanti sulle economiche e crisi più acute, sarà difficile trovare altri punti di accordo.

 

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