Una ricerca evidenzia la rinascita immobiliare italiana dopo il Covid, ma con altre sfide critiche davanti a sé. Quali sono i risultati
L’attuale crisi internazionale sta assumendo, nel giro di pochi mesi, diverse mute: la nota declinazione energetica, quanto quella economico-finanziaria. Se il conflitto russo-ucraino – in fondo – ha tolto le bende dagli occhi agli europei rivelando l’impressionante dipendenza delle risorse da parte dei Paesi comunitari, tutti questi deficit di autonomia, nonché i costi collaterali di taluni penurie, vengono inevitabilmente scaricati sui cittadini.
La perdita progressiva del potere di acquisto, l’aumento dei prezzi sui beni di consumo e sulle bollette, infine, dulcis in fundo, il decollo dell’inflazione stanno ora ricadendo sui bilanci delle famiglie e sui singoli cittadini. L’aumento dei costi sui consumi di luce sta comportando esborsi di entità senza precedenti, i quali stanno in seria difficoltà altresì la tenuta di piccole e grandi imprese.
Dunque il disperato reperimento del gas operato dall’Europa, prima dell’arrivo dell’autunno, ha trasformato la questione del gas in un’istanza economica, dal momento che le tariffe sulle risorse tutt’oggi disponibili sono alle stelle. Come accade nelle difficoltà, per assolvere ad una spesa, specie se essenziale, se ne procrastina un’altra (altrettanto indispensabile e inevitabile), eccetto una di rilievo: la rata del mutuo.
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L’inflazione – che dalle stime dell’Istat raggiungerà quota 8 per cento entro il primo trimestre 2023 – in sede europea, viene affrontata con lo strumento che più si temeva alle porte dell’autunno: il rialzo dei tassi di interesse. Poco prima dell’estate, l’ottenimento di un finanziamento per l’acquisto della casa era assolutamente conveniente, specie se a tasso fisso, grazie al vantaggioso indice Eurirs. Tutto rientrato ora; un mutuo a tasso variabile detiene addirittura il 24 per cento in più sulla rata rispetto all’anno 2021.
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Dobbiamo però registrare un dato non ignorabile: proprio nello scorso anno si è registrata la punta più alta di compravendite dalla fine della fase critica dell’epidemia da Coronavirus. Lo rileva il rapporto annuale sui “Dati Statistici Notarili”: gli istituti di credito hanno erogato oltre 69 miliardi di euro, cinque miliardi in più rispetto al 2020; 448mila mutui sottoscritti per valori di acquisto pari a circa 115mila euro (per i privati) e tra 210 e 230 mila per le imprese, per i quali si tratta di di nuova costruzione, in possesso di standard energetici elevati. I finanziamenti sotto 150 mila euro, coprono il 67,42% del totale dei finanziamenti e riguardano la fascia di acquirenti tra i 36 e i 45 anni.