Dal prossimo mese l’assegno pensionistico salirà in virtù del reddito di molti anziani contribuenti. Ecco perché
Terminato da circa una settimana il calendario INPS delle consegne relative ai trattamenti pensionistici, l’appuntamento è fissato oramai al prossimo mese. Come da prassi, la maggior parte dei riceventi ha ritirato il proprio assegno sotto forma di contanti, presentandosi all’ufficio postale secondo il giorno fissato rispetto all’ordine alfabetico dei cognomi. Altri pensionati, invece, hanno beneficiato della medesima puntualità ricevendo l’importo con l’accredito diretto sul conto corrente.
Sono proseguiti – e con ogni probabilità termineranno proprio col mese prossimo di ottobre – i pagamenti del bonus 200 euro, il contributo una tantum deciso dal governo nel Decreto Sostegni bis, per compensare almeno parzialmente le spese aggiuntive prodotte dal caro bollette e dalla perdita del potere d’acquisto, legata all’incremento dell’inflazione. Ma tale sussidio non è arrivato a tutti.
È vero, dobbiamo sempre parlare di esclusi. La misura infatti è approdata, da giugno, nei cedolini dei pensionati con un reddito massimo di 35.000 euro annui. Sebbene il pagamento ufficiale complessivo era dato nei primi giorni di tre mesi fa, in realtà l’Istituto ha dovuto chiarire che la disponibilità di credito nelle sue casse è limitata, pertanto gli altri, rimasti fuori dalle liste di giugno, sono stati accontentati tra luglio, agosto e ancora a settembre.
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Non solo. Sono sotto gli occhi di tutti gli odierni effetti economici dovuti all’eccesso di rialzo che sta vivendo l’inflazione. Il potere d’acquisto in riduzione, come detto, ha ridotto la spese dei beni di consumo e sta limitando altresì la capacità di risparmio delle famiglie italiane. La stessa, però, ha prodotto in anticipo la rivalutazione degli indici ISTAT applicati agli importi delle pensioni.
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L’incremento arriverà effettivamente dal mese di ottobre, per la decisione del governo di mitigare sulle casse previdenziali l’ulteriore ascesa inflazionistica prevista entro la fine del primo trimestre 2023. L’attuale rialzo è stimato al +2,2% rispetto al previsionale 8% entro marzo 2023. In tal modo si avranno incrementi pari a un massimo di 130 euro: in sostanza, questo tetto è destinato a quei ratei che raggiungono 2.692 euro mensili. Ben più modeste le integrazioni sulle minime: su un assegno fino a 524,35 euro, l’aumento è nell’ordine dei 10-11 euro.