La crisi aggrava il peso dei tassi d’interesse e quindi frena il via libera dei prestiti; ma alcuni richiedenti non si scoraggiano. Chi sono
L’odierna crisi internazionale sta imponendo a taluni cittadini europei e in particolare a quelli italiani, un forte esercizio di ridimensionamento del proprio tenore di vita. L’inflazione ha contribuito ad aggravare l’accaparramento dei beni non soltanto verso i carburanti e sotto il profilo del caro bollette, ma anche sull’acquisto dei beni e servizi, tanto da suggellare la progressiva diminuzione del potere d’acquisto.
La conseguente riduzione della capacità di risparmio da parte delle famiglie pone, queste, in una condizione di pericolosa difficoltà, che lo Stato – in verità – tenta di calmierare con l’irrobustimento dei canoni assegni sociali o con bonus una tantum. Tale situazione sembra rendere sempre di più sterile il campo dell’iniziativa, legato alla programmazione individuale di vita, alle proprie scelte, comprese quelle legate all’acquisto della prima casa.
In effetti, sussistono tutte le condizioni per individuare nei dati che ci proposti, una parallela crisi dei mutui, generata dall’ascesa di scelte inverse, quali quelle di optare per l’affitto di una casa, piuttosto che per finanziare una restituzione non certo poco onerosa, della durata di una manciata di decenni. Prima del mese scorso di agosto, le percentuali sui tassi faceva ben sperare, con l’Eurirs del tasso fisso favorevolissimo rispetto all’Euribor, l’indice del mutuo a tasso variabile.
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In linea con le previsioni, la condizione favorevole della scelta più conservativa (come lo è il mutuo a tasso fisso) si è rivelata una luce positiva prima del nuovo passo indietro presagito proprio a settembre, frutto dell’intuizione di un rialzo inflazionistico alle stelle. Ad agosto, calano dunque i mutui italiani al 23,26%. Scendono inoltre le surroghe, ma è in atto una trasformazione nella popolazione dei richiedenti.
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Mentre una parte dei consumatori si chiude a riccio rispetto alle condizioni attuali proposte, sono Millenials, Generazione Z e under 36 a farsi avanti. Si tratta di quella fascia individuata dal Bonus mutui giovani, sotto i 36 anni appunto, l’incentivo che permette di accedere al credito con la garanzia dello Stato. Si richiede un ISEE inferiore a 40.000 euro al 2021 e il fondo può arrivare a coprire l’80% della quota capitale. Ad oggi, per loro, è ancora il tasso fisso a vincere: la media percentuale si aggira al 2%.