Ingiunzione di pagamento, ecco come funziona se non paghi

Il Fisco procede a diverse fasi di rientro dei crediti che portano alla lettera di ingiunzione all’ostinato debitore. Di cosa si tratta

Ingiunzione di pagamento, ecco come funziona se non paghi
Ingiunzione di pagamento (Foto Pixabay)

Poco prima di prendersi una meritata pausa dal “pensiero” delle tasse e imposte da pagare, e dedicarsi esclusivamente alle vacanze, la routine, nel suo contesto specificatamente fiscale, ha indicato l’ultima data utile di versamento delle somme relative ad un determinato anno, nei confronti degli inadempienti. Stiamo parlando della tranche di riscossione dei crediti relativi al 2021, scaduta il 31 luglio scorso.

Questo termine fa parte della nota programmazione che struttura la Rottamazione-ter delle cartelle esattoriali, monitorata dall’Agenzia delle Entrate, che ha preso corpo dopo l’emergenza sanitaria per riavviare gradualmente il processo di riscossione delle tasse, comprese le spettanze sospese in piena epidemia. Non rimane ora che la data del 30 novembre 2022 quale scadenza per il pagamento degli arretrati di competenza dell’anno corrente.

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Ingiunzione di pagamento, ecco come funziona se non paghi
Ingiunzione di pagamento (Foto Pixabay)

Tramite la Rottamazione-ter è possibile ottenere inoltre il saldo-stralcio definitivo della cartella. In ogni caso, il rientro degli addebiti agli inadempienti è agevolato dall’applicazione vantaggiosa di un’ampia scontistica, oltre, come dimostrato, di una comoda rateizzazione. Si attende proprio l’esaurimento dell’ultima tranche per osservare quale sarà il comportamento del governo. O meglio, del nuovo governo, quello che si insedierà dopo il voto del 25 settembre prossimo: si vedrà se verrà organizzata una nuova stagione di pace fiscale, oppure si procederà all’intimazione delle somme verso coloro che non avranno ancora ottemperato.

Nel processo di acquisizione dei suoi stessi crediti, lo Stato, dopo le comunicazioni bonarie che certificano gli importi non incassati, approda alla fase di invio dell’ingiunzione di pagamento. Il “decreto ingiuntivo” è un agile strumento che consente al creditore di avviare la procedura giudiziale senza bisogno di chiamare in causa il debitore, ma soltanto con una segnalazione al Tribunale. Quest’ultimo emette un ordine di pagamento, comprendente: la somma di denaro da pagare; la restituzione del bene mobile determinato; la consegna di una quantità stabilita di cose tra loro fungibili.

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Da parte sua, il creditore deve presentare questi documenti, utili ad attivare l’ingiunzione: un contratto; un preventivo controfirmato per accettazione; una fattura; un’ammissione di debito o una promessa di pagamento da parte del cliente; uno scambio di lettere o email da cui si evinca la sussistenza del credito; una polizza; una cambiale o un assegno scaduti. Una volta emesso il ricorso, il giudice lo trasmette al debitore per via telematica; il creditore, invece, deve chiederne una copia autentica del decreto affinché la possa notificare al debitore entro 60 giorni.

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Il tempo di un’iniziativa da parte del debitore è di 40 giorni, entro il quale egli può: pagare o restituire i beni rivendicati; non pagare; presentare opposizione al decreto ingiuntivo. Col pagamento, l’iter di riscossione è terminato. Se non il debitore non paga, perviene una nuova ingiunzione, questa volta di pagamento immediato (sin dal primo giorno di notifica). In caso di mancato seguito, gli notificato un atto di precetto, con cui ha 10 giorni di tempo per pagare, prima che un ufficiale giudiziario effettui il pignoramento dei beni, che possono essere mobili, immobili, il conto corrente bancario o postale, o il quinto dello stipendio o della pensione, eventuali canoni di affitto percepiti, azioni e così via.

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