Incentivi auto ed ecobonus a rischio: cosa sta accadendo

Denunciato al TAR, l’incentivo tradirebbe se stesso perché non sono le vetture più pulite a guadagnarci. Vediamo i termini della questione

Incentivi auto ed ecobonus a rischio: cosa sta accadendo
Auto elettrica (Foto Pixabay)

Con l’attuale crisi energetica, i cittadini e le famiglie italiane stanno facendo i conti con numerosi termini e voci del loro bilancio familiare. Le conseguenze immediate del conflitto russo-ucraino si sono palesate nell’improvviso incremento dei prezzi dell’energia, supportato dall’imprevisto calo delle disponibilità verso, in particolare, i Paesi europei. La speculazione dei mercati ha fatto il resto dimezzando il serbatoio economico dei portafogli.

Il rialzo dell’inflazione ha contribuito ulteriormente ad aggravare il quadro economico dei cittadini su cui gravano le criticità maggiori. Ciò si è tradotto nell’endemico calo del potere d’acquisto sui beni di consumo, il quale non è stato compensato dal risparmio degli italiani, sotto attacco dalle tendenza di ridotta capacità. Al latere, persiste invece il dramma speculativo sui carburanti, tenuti sotto controllo dallo Stato, preservandone le tariffe al pubblico con il provvisorio taglio delle accise.

Incentivi auto ed ecobonus a rischio, prossimo il blocco del TAR

Incentivi auto ed ecobonus a rischio: cosa sta accadendo
Auto elettrica (Foto Pixabay)

Gli effetti socio-economico a cui siamo assistendo, sono sorti nel contesto bellico che ci accompagna dal febbraio scorso; in realtà, essi si inseriscono – come latentemente sappiamo – in una realtà più ampia, anzi, in una crisi più di vasta portata: la crisi ambientale. Ed insieme ai pesanti riflessi di un’industrializzazione esasperante dei Paesi più sviluppati, il globo soffre anche degli esiti della stessa produzione.

Gettando semplicemente lo sguardo sulle nostre città, riconosciamo la difficile convivenza con una qualità dell’aria inficiata dall’inquinamento prodotto dai gas di scarico delle autovetture più inquinanti. Negli ultimi anni la politica – sensibilizzata più che in passato – ha provveduto all’elargizione di inventivi che favorissero prima l’acquisto dei modelli a combustione con i migliori stardard sostenibili; ora, la sostituzione con le auto ibride, fino ai mezzi elettrici.

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Una testimonianza di questo impegno è dato dall’Ecobonus, incluso nel DPCM del 6 aprile 2022. Con esso si assegna il riconoscimento degli incentivi per acquistare veicoli non inquinanti entro gli anni 2022, 2023 e 2024. Solo più avanti saranno individuati i modelli fino al 2030. Gli ambientalisti si sono però scagliati contro il provvedimento, portandolo addirittura davanti al TAR.

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I fondi – 2,6 miliardi di euro dallo Stato e 500 milioni da Comuni e Regioni – infatti, sono stati spesi in nome della transizione ecologica e dell’economia circolare; in dettaglio, però, è emerso che l’acquisto ha riguardato veicoli a combustione altamente inquinanti, piuttosto che auto elettriche e ibride plug-in. Gli effetti del ricorso potrebbero dunque bloccare l’investimento dei fondi restanti ma ciò riguarderà particolarmente – come si deduce – la Pubblica Amministrazione.

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