Al giorno d’oggi in Italia c’è una vera e propria disparità di ricchezze tra giovani e pensionati: ecco i dati
L’Italia è un paese di anziani. Le continue crisi finanziare e l’instabilità socio – economica ha portato negli anni ad avere sempre meno figli da parte della popolazione più giovane mentre continuano ad essere in crescita i pensionati. Se fino a 20 anni fa, infatti, si facevamo tra i 2 ed i 3 figli a famiglia, oggi al massimo se ne fa uno e raramente due.
Le famiglie italiane sono così passate dall’essere numerosissime (basta pensare che fino agli anni 70 le famiglie erano composte anche da oltre 5 figli) ad essere composte da massimo tre persone: i due genitori più, appunto, il figlio. Questa situazione ha portato anche ad una vera e propria disparità tra pensionati e giovani.
Al giorno d’oggi la ricchezza media netta di una famiglia composta da persone anziane è 2,5 volte superiore a quella di un nucleo familiare under 30. Il divario economico tra le due generazioni si è ampliato dal 2008 senza soluzione di continuità. A dare il colpo di grazia è stata infatti la crisi economica del 2008.
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L’Istat descrive l’Italia come un Paese votato ormai al declino demografico e alla fuga di cervelli e i giovani ad essere particolarmente penalizzati sul fronte del risparmio e della distribuzione della ricchezza sono quelli con meno di 30 anni. Bisogna poi anche aggiungere il fatto che il tema delle politiche per i giovani affiora molto di rado nelle varie campagne elettorali dei partiti italiani.
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Il Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali, nell’ultimo rapporto dedicato alla Silver Economy, porta alla luce i dati relativi all’evoluzione della ricchezza netta familiare media in Italia. Fino al 2004 il patrimonio mobiliare e immobiliare di una famiglia over 65 era lievemente più alto rispetto a quello di un nucleo con capofamiglia under 30. Dal 2004 la forbice si è progressivamente allargata.
Nel 2008, all’indomani della crisi finanziaria, gli anziani erano già 1,7 volte più ricchi dei giovani mentre nel 2010 il rapporto si è stabilizzato a 2,5 volte mantenendosi con lievi oscillazioni su questi livelli sino al 2016, data dell’ultimo monitoraggio di Banca d’Italia. Arrivano ai giorni nostri, la crisi socio – economica che stiamo vivendo rischia di aggravare ancora di più questo divario.