Italiani all’estero, la protesta per le tasse che sono costretti a pagare

Le elezioni del prossimo 25 settembre riportano in auge l’annosa questione degli italiani all’estero, in particolare su tutte quelle disfunzioni di sistema che sono costretti a subire in primo luogo le tasse inique

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Il Ministero dell’Economia e Finanze (Foto Wikicommons)

Secondo i dati aggiornati al 31 dicembre 2021 dell’AIRE acronimo di Anagrafe degli italiani residenti all’estero, sono quasi sei milioni, cinque milioni e seicentomila per la precisione, i nostri concittadini che vivono stabilmente fuori dall’Italia.

Si tratta, evidentemente, di un numero importante, frutto delle due ondate migratorie che nel Secolo scorso hanno interessato il nostro Paese. Quella di inizio Novecento, quando l’Italia faticava a trasformarsi da Nazione agricola a Nazione con diversi livelli produttivi. E quella successiva alla fine della Seconda Guerra Mondiale quando il Paese devastato dalla dittatura e del conflitto faticava a fornire opportunità di lavoro a tutti i cittadini.

Italiani all’estero, tre tasse inique

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Italiani all’Estero (Foto Twitter)

Gli italiani che oggi vivono all’estero sono, essenzialmente, i figli ed i nipoti della seconda ondata migratoria ma, non per questo, hanno reciso i legami con la Patria. Basti pensare al fatto che dal 27 dicembre 2001 possono esercitare il diritto di voto dal posto dove risiedono ed eleggono otto deputati e quattro senatori.

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Prima della Riforma che ha ridotto a 400 i deputati e 200 i senatori erano rispettivamente dodici e sei. Tutto questo è frutto della Legge 459 meglio nota come Legge Tremaglia dal nome del Ministro per gli italiani all’Estero che ne fu strenuo sostenitore.

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Ma non solo, molti italiani all’estero conservano importanti legami con il Belpaese, alcuni anche di tipo economico. Tutto questo, loro malgrado, genera anche situazioni inique e complesse come il pagamento di alcune tasse che è veramente difficile giustificare.

Tre nello specifico vengono considerate particolarmente inique. La prima è la TARI, acronimo di Tassa Rifiuti Urbani, una tassa che copre i costi del recupero e dello smaltimento dell’immondizia. Una tassa che viene pagata da ogni cittadino italiano, in base al nucleo familiare ed alla dimensione dell’immobile di cui è proprietario. Ma va detto che i cittadini italiani residenti all’estero pur essendo in gran parte proprietari di immobili non produco rifiuti.

La seconda è l’IMU, acronimo di Imposta Municipale Unica. Qui la tassa è particolarmente iniqua perché l’immobile non essendo palesemente l’abitazione principale non usufruisce dei servizi erogati dal Comune dove è situato.

La terza, davvero incredibile, è il cosiddetto canone RAI che in realtà non altro che una tassa di possesso di mezzi atti alla ricezione del segnale radiotelevisivo. La domanda, forse retorica è, un italiano all’estero come riceve i segnali radio e tv della Rai se non tramite internet? La risposta dai vari governi che si sono succeduti alla guida del Paese dal 2001 ad oggi non è mai arrivata.

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