Pagamenti col Pos, dove rifiutati bisogna chiamare la Guardia di Finanza: cosa dice la legge in vigore da poco
Dal 30 giugno il mondo del commercio è stato investito da una grande novità. Tutte le attività che erogano servizi o beni (dunque i professionisti e i commercianti) sono tenuti a ad accettare il pagamento con la carta, se questa è la volontà del cliente.
Tante sono le resistenze al sistema, ma prima di capire bene cosa sta succedendo, facciamo un passo indietro di otto anni.
Dal 2014 è obbligatorio avere il Pos, il dispositivo che consente di pagare con la carta. Ma la legge è stata facilmente aggirata: pochi i controlli e soprattutto nessuna sanzione in caso di assenza.
Il 30 giugno scorso, dunque, l’obbligo è diventato più stringente. Ma non è mancata la disinformazione. Molti hanno protestato dicendo che il governo obbligali i cittadini a usare la carta per controllare meglio i movimenti economici, ma ciò è falso.
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L’obbligo non è totale, esiste se chi paga vuole farlo con la carta, ma è libero di poter ottenere in servizio o il bene anche in contanti, ovviamente con regolare fattura o scontrini.
Fino a 2.000 euro (1.999,99 per la precisione) si può pagare in contanti. Dal 1 gennaio, però, il tetto massimo scenderà a 1.000 euro (per essere ancora una volta precisi, 999,99 euro).
Proprio il 1 gennaio 2023 sarebbe dovuta entrare in vigore la legge ora in corso ma il governo Draghi ha voluto anticiparla di sei mesei. Il motivo è che si è voluto sferrare un nuovo colpo nella lotta all’evasione fiscale e incentivare sempre di più ai pagamenti tracciabili, come fa la Lotteria degli scontrini.
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Come detto ci sono resistenze. I commercianti dicono che con le transazioni traciabili devono pagare le commissioni alle banche. In questo articolo abbiamo analizzato quanto costano, ma ci sono anche dei servizi gratuiti. Da aggiungere che per molti è una buona scusa visto che se si paga in contanti, a volte lo scontrino va chiesto e invece dovrebbe essere rilasciato a prescindere.
Arriva ora l’appello a vigilare affinché si paghi con il Pos dove il cliente asprime questa preferenza.
“Siamo pronti a segnalare i trasgressori”, ha detto Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Si è poi direttamente rivolto ai consumatori ai quali ha chiesto di “raccogliere le prove del rifiuto fotografando cartelli esposti o filmando il rifiuto alla cassa. A quel punto potremo fare una segnalazione circostanziata (con orario e indirizzo esatto del punto vendita) alla Guardia di Finanza o anche soltanto alla polizia locale”
I cartelli si riferisci a quelli che annunciano che il Pos non funziona. Solo in questo caso l’obbligo decade, ma non deve essere una buona scusa. In tanti, davanti a un rifiuto a pagare con la carta, hanno chiamato la Guardia di Finanza La legge prevede una multa di 30 euro più il 4% della cifra rifiutata.