Ecco un conteggio che potrebbe rivelare una quota dignitosa in base a versamenti effettuati con l’attuale sistema contributivo. Le cifre
Per quanto riguarda il mese di agosto, gli adempimenti da parte dell’INPS nei confronti dei pensionati sono terminati. Il consueto calendario delle consegne dei ratei mensili presso gli uffici postali è stato completato, così come hanno ricevuto gli accrediti coloro che hanno scelto il pagamento diretto sul conto corrente personale. Ancora per questo mese sono stati effettuate le elargizioni del bonus una tantum 200 euro.
Il contributo a sostegno dei soggetti alle prese con il caro bollette e il calo dei consumi imposto da un’inflazione galoppante è toccato, questa volta, ai pensionati esclusi il mese precedente: l’Ente previdenziale stesso ha preannunciato a suo tempo che i pagamenti sarebbero stati subordinati dalla disponibilità di credito nelle sue casse, e pertanto la copertura completa potrebbe portarsi fino al prossimo ottobre, in coincidenza, tra l’altro, con le erogazioni ai lavoratori dipendenti.
C’è altresì da aggiungere che queste “manovre” avvengono in un momento molto particolare per il nostro Paese: il governo Draghi è un governo dimissionario e questa legislatura si chiuderà definitivamente dopo il voto delle politiche del 25 settembre 2022. Eppure, l’ultimo atto, tutt’altro che di natura ordinaria (come vuole il protocollo per i governi uscenti), è costituito dall’ufficializzazione del Decreto aiuti-bis e tutto il carico di incentivi, ai quali, a ritmo quasi giornaliero, si dà conto.
Le questioni che rimarranno aperte, comunque, sono molte: la principale è rappresentata dalla riforma pensionistica che doveva essere approvata prima del 31 dicembre prossimo. Non ci sarà tempo per un dibattito parlamentare articolato e dunque l’impegno ricadrà (con la medesima fretta) sulle spalle del prossimo premier. Il rischio, di fatto, è che allo scadere della provvisoria Quota 102 (64 anni di età più 38 anni di contributi), torni in pieno vigore la tanto discussa Legge Fornero.
Leggi anche: Aumento delle pensioni: ci sono esclusioni molto gravi
Per i pensionati di domani, non c’è al momento una visione chiara, e già da ora i lavoratori si confrontano con un sistema lavoro e di relative remunerazioni che talvolta stentano a garantire la sussistenza nel presente, immaginiamoci un livello decoroso di contributi. Una buona pratica sarebbe quella di pensare ad un piano di pensione complementare. Certo, uno stipendio dignitoso fa eccome la differenza: pensiamo ad esempio ad una mensilità media di 2.000 euro.
Leggi anche: Buste paga, come potrebbero cambiare dopo le elezioni
Se i versamenti sono iniziati dal 1996, l’aliquota contributiva, nel caso dei lavoratori dipendenti, è pari al 33%, ovverosia circa 660 euro di contributi. Fondamentale è l’età di accesso: a 64 anni la pensione mensile oscillerebbe a 1.436 euro circa; a 67 anni, 1.692 euro. Ma soltanto con 43 anni di contributi: pensionarsi a 67 anni co 20 anni di contributi significa vivere con una pensione di 735 euro al mese.