Mutui casa, il tasso variabile in cambiamento fin da subito: qual è adesso la differenza con il fisso e gli scenari per l’autunno
La Banca Centrale Europea ha alzato i tassi di interesse di mezzo punto. La notizia è rimbalzata tra le sedi Ue per qualche settimana, poi è arrivata l’ufficialità. Il rialzo è operativo dal 27 luglio ed è il primo dopo 11 anni.
L’aumento del costo del denaro, stabilito dall’Eurotower, nell’economia pratica andrà a incidere sui mutui della casa. Un dato che preoccupa in modo particolare chi deve comprare perché finora avevano potuto contare sui tassi di interesse ai minimi storici , potendo così investire sul mattone. Infatti negli ultimi tre anni sono aumentate le richieste di prestito per comprare una casa, crescendo del 9%.
Il tasso principale è sali
to a 0,50% mentre quello sui depositi a zero e il tasso sui prestiti marginali a 0,75%. Secondo alcuni osservatori, il tasso sui depositi entro la fine dell’anno raggiungera 1,25%.
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Le maggiori ripercussioni si avranno sul tasso variabile.
L’Euribor, ossia il parametro di indicizzazione più adoperato per calcolare gli interessi che si applicano sui mutui a tasso variabile, ha solitamente la tendenza ad adeguarsi subito ai tassi Bce.
Si fa largo l’ipotesi che non ci sarà molta differenza tra i tassi fissi e i variabili. Ora la distanza è di 150 punti base mentre fino a non molto tempo fa era 200.
Ora si prospettano diversi scenari e il più quotato è che in autunno i tassi variabili vadano oltre il 2%. Ad oggi però alcune banche offrono ancora mutui a tasso variabile lievemente sopra l’1% e i fissi non dovrebbero registrare ulteriori rincari nei nuovi contratti.
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Se invece ora si stipula un contratto variabile, già la prima rata potrebbe subire qualche leggero cambiamento. Nei primi sei mesi dell’anno questa tipologia di prestito ha ottenuto un bel po’ di successo e nel mercato ha ottenuto il 30%.
Abbiamo detto che è una cattiva notizia per gli acquirenti in particolare ma in generale lo è anche per chi vende perché ha minore possibilità di persone disposte a comprare. Insomma, è l’intero mercato immobiliare che ne paga le conseguenze.