Pensione a due tempi: cosa prevede l’idea lanciata in attesa che nasca un nuovo governo dopo le elezioni di settembre
Pasquale Tridico è per molti ricordato come ex presidente dell’Insp, ruolo che ha ricoperto fino al 2019. Quell’incarico l’ha ottenuto perché è uno dei più attenti economisti e in queste settimane di campagna elettorale si discute anche di una sua proposta. È la cosiddetta pensione a due tempi.
La riforma delle pensioni, attualmente, è ovviamente ferma in attesa dell’insediamento del nuovo governo che nascerà dal Parlamento eletto il prossimo 25 settembre.
Pensione a due tempi, di cosa si tratta
È più che probabile dunque che una possibile revisione della Legge Fornero e sull’introduzione di nuove misure, avverrano il prossimo anno. Infatti non è da escludere che il 2022 giunga a conclusione che tutti resti com’è. C’è anche il timore che dopo le elezioni ci vorrà tempo per formare la nuova maggioranza.
Il ritorno della Legge Fornero potrebbe essere mitigato solo da una nuova proroga dell’Ape sociale e dall’opzione donna.
Ma in cosa consiste la pensione a due tempi di Tridico? Pare che piaccia a vari partiti. Consiste in una pensione a 63 o 64 anni. Considerando che le pensioni calcolate solo con il contributivo si avranno solo dopo il 2030, l’idea è di sfruttare proprio il sistema contributivo per permettere l’anticipo e dunque una misura meno dispendiosa come quota 100. Si pensa quondi a pensionamenti flessibili.
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La proposta di Tridico è andare in pensione a 63-64 anni prendendo fino a quando non avverrà il compimento dell’età per la pensione di vecchiaia, cioè a 67 anni, il rateo della pensione calcolata con il contributivo. Dopo, poi, si avrà la secondoa quota calcolata con il sistema retributivo da sommare a quella già percepita nei 3-4 anni primi anni di pensione.
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È prevedibile che fino al voto e soprattutto dopo, la proposta farà discutere sempre di più com ogni volta che si parla di un tema delicato come quello delle pensioni. I sindacati, infatti, mettono in evidenza un aspetto negativo, ossia che il sistema penalizzerebbe chi ha versato molto nel sistema contributivo. Ma non ci sarebbe comunque obbligo, l’adesione o meno spetterebbe ai lavoratori stessi. Ognuno di loro deciderà cosa sarà maggiormente conveniente.