La Quota 102 sta per scadere e con la crisi di governo non c’è il tempo per elaborare una riforma. Ecco le posizioni dei gruppi
Con il mese di agosto appena iniziato, le pensioni INPS sono in piena fase di erogazione mentre sullo sfondo scorrono le cronache dell’evento più importante e delicato del momento: la crisi di governo. Manca poco meno di cinquanta giorni prima che gli elettori siano chiamati ad eleggere la forza di partito che presiederà la nuova compagine governativa.
La circostanza fa sì che le vicende del governo uscente si intreccino – più di quanto si immagini – con l’ambito dei trattamenti pensionistici. Solo un mese fa è stato dato inizio all’erogazione del Bonus 200 euro per sostenere le spese dovute al caro bollette e al picco dell’inflazione, andando ad affiancarsi – per i soggetti che ne hanno diritto – ai pagamenti della quattordicesima INPS.
Italia al voto, ecco le proposte per evitare il ritorno della Legge Fornero
Non si tratta soltanto di un problema economico ma la questione si amplia nei tratti più specificatamente gestionali; soprattutto nei confronti di chi, nel futuro più prossimo dovrà accedere alla previdenza pensionistica per raggiunti limiti di età e anni di contributi. In sostanza, quest’anno è in scadenza il sistema pensionistico Quota 102, il piano provvisorio che ha – provvisoriamente, come detto – messo da parte i requisiti dettati dalla tanto discussa Legge Fornero.
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I giorni che ci separano dalle votazioni di settembre scorrono in fretta ed è verosimile che non vi sarà tempo sufficiente per discutere di una nuova riforma delle pensioni, approvarla ed emanarla; questo sarà compito del nuovo governo. Dunque, potrebbe essere inevitabile il ritorno della Legge Fornero a partire dal 1° gennaio 2023. Più fattibile risulterebbe il salvataggio dell’Ape sociale e dell’Opzione Donna, che potranno essere inserite come misura all’interno della Legge di Bilancio.
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Le posizioni dei partiti sul tema sono davvero molto diverse tra loro. Il PD pensa ad un’Ape sociale Più, la quale inserisca i giovani assieme alla succitata Opzione Donna; in questo senso, viene tutelato il percorso pensionistico all’interno della flessibilità, nella quale si può tuttavia decidere di integrarlo con una pensione di garanzia. Il M5S supporta la proposta dell’attuale presidente dell’INPS, ossia una pensione “a due tempi”: una prima parte a 63/64 anni nel sistema contributivo, e l’intera quota a 67 anni. La Lega sostiene, invece, la Quota 41 per attenuare gli effetti della Legge Fornero, mentre FdI aggiunge la detassazione della parte di pensione che gli anziani devolvono al sostentamento di figli e nipoti. Al contrario, FI continua a caldeggiare la “sua” pensione minima a 1000 euro con accesso a 67 anni.