Le urne si apriranno il 25 settembre e daranno molto probabilmente un governo con una linea politica diversa rispetto agli ultimi
Il governo è ormai al lavoro soltanto per gli affari correnti e interventi di necessità e urgenza. Infatti, la rottura degli equilibri del governo di unità nazionale, nato 18 mesi fa per fronteggiare la nuova ondata della pandemia, ha perso la fiducia del parlamento e non è più in carica se non nei due casi sopra citati.
E’ opportuno notare che il perimetro del governo è stato allargato oltre gli affari correnti soltanto perché giustificato dalla difficile situazione estera con la guerra e l’inflazione in corso. Il nuovo governo che sta per nascere avrà una linea politica diversa da quelli che hanno caratterizzato l’ultima legislatura.
Stando ai sondaggi e alle coalizioni in corsa, il nuovo governo che andrebbe a formarsi potrebbe cambiare molti strumenti attualmente in vigore. Tra questi c’è il reddito di cittadinanza, strumento nato per combattere la povertà. Tuttavia, nessuno dei partiti favorevoli al reddito di cittadinanza è dato per favorito secondo i sondaggi.
E’ molto probabile che alla guida del paese ci sia una coalizione di destra con il partito di Giorgia Meloni in testa per numero di voti. In tal caso per i percettori del reddito di cittadinanza sarebbe un problema. Infatti, la presunta vincitrice delle elezioni politiche di settembre è sempre stata fermamente contraria allo strumento così come i partiti di coalizione.
Alcuni partiti erano favorevoli ad apportare delle modifiche ad uno strumento comunque nuovo per l’Italia, nonostante la povertà abbia toccato 9 milioni di persone secondo i dati della Caritas. Il nuovo governo, invece, dovrebbe abolire definitivamente il reddito di cittadinanza a partire già dal 2023.
Infatti, la nuova legge di bilancio va votata entro il 31 dicembre 2022 e per quella data il nuovo esecutivo riuscirà ad approvare la nuova legge di bilancio. Non è chiaro se in luogo del reddito di cittadinanza ci sarà un altro sussidio sostitutivo per coloro che si trovano senza un reddito o con un reddito che non basta per sopravvivere. Questo tema non compare nella campagna elettorale.