Pensioni, perché la legge Fornero non si tocca e cosa prevede

La legge Fornero è la misura legislativa di riferimento per le pensioni dal 2012. Quando si parla di riforma non significa cambiarla

Pensioni (Foto Pixabay)

Il tema delle pensioni è sempre molto discusso ormai da qualche decennio. Se ne discute perché da un po’ di tempo non si riesce a conciliare più l’esigenza di andare in pensione ad un’età ben accetta per tutti i lavoratori e nello stesso tempo in grado di rendere sostenibile il costo delle pensioni.

L’equilibrio manca da tempo ed è per questo che ogni governo ha sul tavolo una riforma delle pensioni. E’ opportuno precisare che una legge definitiva e che fa da riferimento alle pensioni esiste già ed è la legge Fornero che non si tocca e difficilmente i principi basilari su cui si regge saranno toccati.

Perché la legge Fornero è intoccabile e cosa significa quando si parla di riforme

Pensioni (Foto Pixabay)

Ciò avviene perché la legge Fornero risponde al criterio della solidità, della sostenibilità delle pensioni attuali e future. Questa legge prevede, infatti, l’uscita dal lavoro a 67 anni oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne.

Se si possiede solo il requisito anagrafico sono necessari almeno 20 anni di contributi versati. La grande novità della legge Fornero che cambia in peggio gli assegni futuri della pensione è il metodo di calcolo. Infatti Fornero ha completato un iter iniziato già con la legge Dini del 1995.

La legge prevede che i contributi versati fino al 1995 vengono calcolati sull’assegno della pensione con il metodo retributivo, più favorevole ai pensionati. I contributi versati dal 1996 in poi contribuiscono al calcolo della pensione attraverso l’utilizzo del metodo contributi, penalizzante rispetto al retributivo per gli assegni di pensione.

Le pensioni maturate con contributi versati dopo il 1995 non saranno mai dello stesso valore delle pensioni maturate con i contributi versati prima del 1995. Ciò è stato necessario per contenere il sistema delle pensione che ha corso il rischio di non reggere più.

Le cause sono principalmente legate alla precarietà del mondo del lavoro iniziata da quando sono stati introdotte in Italia tante e troppe forme contrattuali definite flessibili ma che, ai fini sociali e in termini di contributi, sono semplicemente precarie. L’Inps ha ricordato recentemente che in Italia esistono oltre 1.000 tipologie di contratto di lavoro.

L’eccessiva presenza di contratti precari ha di conseguenza alimentato n mercato del lavoro precario che si è tradotto in pochi contributi versati per troppe persone e per troppi anni. L’effetto sui conti negli anni è stato incisivo e la legge Fornero non è altro che un rimedio all’eccessivo utilizzo di contratti di lavoro precari.

Per questo motivo difficilmente si cambierà la legge Fornero. Quando si parla di riforma si intendono dare delle opzioni a dei lavori particolarmente gravosi senza tuttavia toccare mai il metodo di calcolo contributivo che rimane attualmente un pilastro del sistema delle pensioni.

 

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