Il tema delle pensioni è sempre presente sui tavoli degli esecutivi che si alternano. L’ultima ipotesi sarebbe una svolta per gli uomini
Il tema delle pensioni è sempre presente sui tavoli dei vari esecutivi che si avvicendano in Italia. Alla base c’è il lavoro precario e privo di tutela contributiva che ha rischiato di mettere in difficoltà l’intero sistema delle pensioni. Infatti, il nodo principale della questione sta nel fatto che coloro che lavorano oggi non versano abbastanza contributi per sostenere i pensionati.
Per questo motivo ci sono stati già degli interventi legislativi che hanno modificato sostanzialmente il sistema delle pensioni. Infatti la legge Dini del 1995, poi completata dalla legge Fornero del 2012 hanno modificato il sistema di calcolo delle pensioni passando da quello retributivo a quello contributivo. Quest’ultimo è penalizzante per gli assegni rispetti al calcolo retributivo.
Le discussioni contemporanee sulle riforme vanno nella direzione di ridurre gli anni dell’età pensionabile. Infatti, secondo la legge Fornero, che è la legge ordinaria, bisogna raggiungere 67 anni o 42 di contributi versati per andare in pensione. L’obiettivo delle riforme è trovare delle opzioni per permettere ai lavoratori di uscire anche prima.
L’ultima proposta è quella di estendere Opzione donna anche agli uomini. Opzione donna permette di uscire dal lavoro a 58 anni, 59 per il settore privato, in presenza di 35 anni di contributi versati. I contraltare è il calcolo completo della pensione con il sistema contributivo, che è penalizzante rispetto a quello retributivo.
L’idea di offrire anche agli uomini questa opportunità potrebbe sintetizzare la questione della riforma delle pensioni lasciando in sostanza la possibilità al lavoratore di scegliere se uscire 10 anni prima ma perdendo soldi dall’assegno mensile oppure a 67 anni e uscire con un calcolo migliore.
Tuttavia, questa ipotesi è tutta da vagliare per il prossimo governo. Infatti, l’attuale esecutivo non avendo più la fiducia delle Camere potrà attare soltanto affari correnti o urgenti. Questi ultimi sono dettati dalle vicende di politica estera legate alla guerra e dall’inflazione conseguente che attanaglia l’economia. Pertanto, spetterà al nuovo governo riformare le pensioni.